CREMENO – “L’incontro festoso tra le culture sconfigge ogni forma di paura e pregiudizio e stabilisce un clima di cooperazione nel rispetto reciproco“.
Meglio il direttore della struttura non poteva il sintetizzare la festa di venerdì al Cas di Maggio. Un lungo pomeriggio di divertimento per gli ospiti del centro d’accoglienza dell’altopiano, dove si è riunita tutta la famiglia delle Tre Fontane con amici, migranti e operatori provenienti anche dai centri di Airuno e Como.
Fragorose le risate durante le rappresentazioni teatrali, abilissimi i padroni di casa a improvvisare e interpretare i loro personaggi in un racconto morale. Il protagonista si incammina in cerca di un amico, sulla strada incontra di volta in volta diverse figure ma nessuna soddisfa in pieno le sue pretese. Chi ha i capelli lunghi, chi non crede in Dio, chi non porta gli occhiali o non ama le cravatte… La sua strada termina all’ingresso di un club dove sono ammesse solo le persone con tutte le caratteristiche che cerca: apre la porta, e nella stanza c’è posto solo per lui.
Una fiaba africana è stata invece la proposta dei ragazzi di Airuno, raccontata in italiano e tradotta in un dialetto camerunese.
Nel frattempo i pannelli sulle pareti raccontavano le attività di questi mesi, dal calcetto alla cucina, dai corsi di informatica ai lavori socialmente utili. All’interno del centro si poteva invece visitare la mostra con gli oggetti prodotti nei diversi laboratori artistici, soprattutto disegni e opere in terracotta, piccoli ma estremamente significativi.
Del fantasioso rinfresco (il salmone con gocce di cioccolato è da provare), al lavoro sin dalla mattina per prepararlo, non è avanzato nulla. Ma la musica di Sandro Joyeux ha riportato tutti sotto al palco per due ore di balli e canti. Con una band inarrestabile Sandro ha stravolto la scaletta rendendo protagonisti della serata i canti tradizionali africani, senza trascurare gli ospiti pachistani ai quali ha regalato qualche sorpresa. Superate le remore iniziali, a fine serata sul palco sono tornati i richiedenti asilo, dapprima insieme alla band e poi da soli, mostrando familiarità con strumenti e microfoni.
Più timidi invece i valsassinesi. Non molti in effetti gli abitanti di Maggio e gli autoctoni in generale che hanno raccolto l’invito, ma chi è passato si è fermato a lungo apprezzando il momento e trovando nei migranti più avvezzi all’italiano validi ciceroni per la mostra. Soddisfatto anche il prefetto Liliana Baccari, presente insieme al sindaco Pier Luigi Invernizzi, per premiare gli attori, i cuochi e tutto lo staff della festa.
C.C.