TACENO – È arrivata la pensione da Regione Lombardia per Marisa Fondra, sindaco di Taceno. 40 anni di lavoro: 5 al Cfp Casargo dove era insegnante, 12 a Lecco all’Osservatorio sul mercato del lavoro, poi in Comprensorio e quindi in Provincia per la Programmazione territoriale in tema di rifiuti urbani. Sono seguiti sei mesi in Silea e quindi la ripresa del lavoro al ‘Pirellino’ per poi approdare allo Spazio Regione in qualità di responsabile dell’Urp. Per ultimo all’UTR, “dove nel corso di questi 20/25 anni, accanto agli aspetti di comunicazione e informazione, ho potuto dare il mio contributo ai dirigenti che si sono succeduti nella definizione di accordi di programma e protocolli d’intesa che sono alla base di diverse opere realizzate e in corso nella nostra provincia. Sul tema delle gestioni associate/fusioni/unioni ho seguito per la Regione sia la parte di incentivazione che l’iter riguardante fusioni e unioni, oltre a ricerche sulle gestioni associate di servizi e funzioni”.
Fondra ha voluto condividere con VN la lettera inviata ai colleghi nell’ultima settimana di servizio, con il proprio “bilancio” degli anni spesi nell’amministrazione regionale.
Pochi giorni ancora e la mia attività in Regione Lombardia si conclude.
Il mio punto di osservazione è stato quello della “periferia”, di un territorio che per storia è stato abituato a lavorare insieme, a condividere le grandi scelte.
Le problematiche vissute per “Lecco provincia”, per la realizzazione delle grandi opere sono passate dal “Pirellino”. A Lecco, prima che in altre province, la programmazione negoziata (AQST) ha trovato terreno fertile e si è consolidata.
Prima di allora Regione Lombardia sul territorio era rappresentata dal CITE, dal Genio Civile, dallo SPAFA, dal CORECO, da questa o da quella Direzione, ma non il luogo in grado di concorrere a determinare le scelte e le politiche locali.
Per quel che mi riguarda, in tutti questi anni, ad ogni cambiamento mi sono sempre messa in gioco, stimolata da nuove conoscenze e obiettivi.
Questi 40 e più anni hanno richiesto passione, determinazione, voglia di fare; ovviamente non sono mancati i momenti in cui la fatica aveva il sopravvento.
Ho affrontato i cambiamenti organizzativi come un’opportunità di crescita.
Forte il senso di appartenenza all’Ente, soprattutto durante il percorso di costruzione degli “spazioregione” e del “Pirellino”: un lavoro di rete, accompagnato da mirati corsi di formazione e supportato da un efficace coordinamento.
Il contatto quotidiano con la gente e con gli Enti locali ha permesso di “intercettare, incrociare, ascoltare, interpretare” le domande a cui dare le necessarie risposte.
Ne ho sentito la responsabilità, la stessa che ho condiviso in primis con i colleghi della mia unità di lavoro.
Stare dietro uno sportello può sembrare riduttivo, in realtà è un punto di osservazione privilegiato perché è nel concreto, nelle strade, nella vita delle persone che si articola la domanda cui dobbiamo rispondere. È lì che meglio si può comprendere, condividere, magari attuare correttivi alle politiche.
È servito un lavoro di squadra, di rete, quella rete che nonostante le difficoltà quotidiane cerca di rispondere ai bisogni della gente e alle domande degli Enti presenti sul territorio, spesso aiutandoli a districarsi dentro la “nostra” stessa burocrazia.
Comunicare non è un piacere personale, un dovere discrezionale, una perdita di tempo, bensì un investimento fondamentale per la partecipazione e la crescita democratica delle nostre comunità.
Io ci ho creduto.
Un caro saluto,
Marisa