Piove come sul varo di tutte le navi che si rispettino.
Sotto la grande tensostruttura a un passo dalla Chiesa e dal centro paese ci sono 300 persone.
Diverse le riconosco. Alcune mi riconoscono loro.
Stasera qui a Introbio si taglia il nastro della nuova ambulanza donata al locale e meritorio Centro Soccorso e di un’auto per i trasporti sociali questa acquistata con il 5X1000 delle dichiarazioni dei redditi.
C’è il sindaco con la fascia tricolore, c’è il parroco con il suo aspensorio, ci sono altre autorità. E soprattutto ci sono le persone, del posto e in villeggiatura
Dopo la benedizione di questi doni come la bottiglia di spumante contro la prora è stata festa.
La Sagra del mirtillo. La quinta edizione.
Un menù dall’antipasto al dolce a base di questo prezioso e succulento frutto violaceo che la Valsassina ha imparato da tempo a coltivare.
E la bontà ancora maggiore del cibo è questa aria di comunità che si tocca con mano, si respira a pieni polmoni, si vede con gli occhi.
Dentro la cucina a vista, almeno 15 persone si danno da fare.
Riconosco compagni di scuola di 40 anni fa, i figli e figlie che sono impegnati nell’organizzazione, i titolari di bar del paese, fianco a fianco, perché l’interesse più alto è quello di tutti.
Qui è un’abitudine, una cosa normale.
È questo che è impareggiabile e insegnamento senza atteggiarsi a lezione.
Sentirsi, essere, costruire, coltivare e mantenere il valore della Comunità.
Che bella l’educazione sentimentale che si impara in questi luoghi ancora veri.
Paolo