ROMA – Cesare Cesa Bianchi, presidente del Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane, ritiene doveroso farsi portavoce del pensiero delle Guide alpine intorno ai drammatici eventi accaduti nella gola del Raganello.
“Come per ogni caso in cui si perdono vite in montagna – dice – la tragedia del Raganello ci avvicina alle famiglie delle persone scomparse cui a nome di tutte le Guide alpine italiane intendo anzitutto esprimere i sensi della più accorata partecipazione. Nessuna Guida alpina faceva parte del gruppo, nessuna Guida alpina è rimasta coinvolta. Eppure di “guide” si sente parlare nei fatti accaduti, sebbene la legge italiana stabilisca che le attività outdoor che si svolgono a livello professionale in ambiente impervio o con utilizzo di dispositivi e di tecniche alpinistiche siano prerogativa esclusiva delle Guide alpine. Fra queste rientra a tutti gli effetti l’attività del canyoning, perché richiede l’uso di tecniche e materiali alpinistici (corda, imbraghi etc.), pertanto in Italia l’unico professionista abilitato ad accompagnare e ad insegnare la pratica del canyoning è la Guida alpina specializzata in questa disciplina. Ma nel mondo delle attività outdoor vige da tempo il caos più assoluto, al quale le Guide alpine da 10 anni chiedendo ai governi di mettere mano per un riordino delle professioni del settore: un appello rimasto troppe volte inascoltato. È ora di fare qualcosa”.
“Non vogliamo entrare nel merito della vicenda del Raganello, che non ci è nota – dice ancora Cesa Bianchi -, e non si tratta di puntare il dito contro nessuno. Vogliamo però ricordare con forza che il canyoning non è una banale attività ricreativa ma è attività alpinistica a tutti gli effetti, perché richiede l’uso di tecniche e materiali alpinistici (corda, imbraghi etc.) e in Italia la professione di Guida alpina, ossia l’accompagnamento professionale su terreno impervio o in attività alpinistiche o che richiedano attrezzature di derivazione alpinistica, può essere esercitata soltanto da chi sia iscritto negli appositi albi professionali. Non è un caso che sin dal 1998 il Collegio Nazionale delle Guide alpine abbia voluto introdurre un apposito corso di specializzazione nel settore del canyoning: a questo corso possono accedere le Guide alpine che, regolarmente iscritte negli albi, intendano approfondire la loro formazione nel settore.”
Di fatto quindi il canyoning in Italia è una specialità riservata alle Guide alpine. “Intendiamoci – continua il presidente -, non si può pensare che l’accompagnamento di una Guida alpina metta al riparo da tutte le sciagure. È però sicuro che chi esercita la professione di Guida alpina, che è una professione protetta al pari dell’ingegnere e dell’avvocato e ne è vietato l’esercizio senza avere conseguito il titolo, abbia superato corsi ed esami estremamente severi, tutti incentrati sulle tematiche della sicurezza nell’accompagnamento. Anzi, semmai il problema è proprio questo: il curriculum di una Guida alpina è estremamente composito, caratterizzato da una formazione lunga ed oggettivamente onerosa. Per questo finisce con il dissuadere i molti che, forti di una certa esperienza sulle montagne o nelle forre di casa propria, si inventano una professione d’accompagnatore turistico su terreni alpinistici, correndo anche qualche rischio d’esercizio abusivo” continua Cesa Bianchi.
La formazione per conseguire il titolo di Guida alpina comprende infatti, un esame d’ammissione, un corso di formazione della durata di 2 anni e un esame per ottenere il titolo di Aspirante Guida alpina e poi ancora un altro anno e mezzo di corsi e un esame finale. Inoltre spazia dall’escursionismo in montagna all’arrampicata su ghiaccio e roccia, dallo sci alpinismo all’alta quota: non si tratta solo di imparare le tecniche, ma soprattutto di essere in grado di “leggere” e interpretare l’ambiente in cui si opera, sempre diverso, sempre mutevole e potenzialmente pericoloso. Insomma, imparare a ridurre i rischi al minimo possibile.
“Sono ormai 10 anni che il Collegio Nazionale delle Guide alpine si propone di sensibilizzare sui temi della sicurezza in ogni forma di accompagnamento su terreno impervio o con tecniche e dispositivi di derivazione alpinistica. Nel 2017 abbiamo presentato una proposta di revisione della legge professionale all’Ufficio per lo Sport costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, competente per la professione di Guida alpina. Con la modifica di pochi articoli della legge, la proposta si proponeva di istituire figure minori di Guida alpina competenti in specifici settori, uno di essi appunto il canyoning, da esercitarsi però sempre dopo avere superato esami d’ammissione, corsi di formazione ed esami finali limitati allo specifico settore ma ispirati ai principi della sicurezza che appartengono alla tradizione e alla cultura delle Guide alpine italiane. Purtroppo questa proposta è rimasta lettera morta – conclude Cesa Bianchi -. È ora di fare qualcosa. È ora di mettere ordine in questo caos professionale che caratterizza il settore dell’outdoor e che va a scapito dei frequentatori e degli appassionati, che hanno il diritto di essere tutelati. Speriamo che il nuovo governo si faccia carico di ciò che hanno voluto ignorare i precedenti”.