MOTORI. LA VIDEOPROVA DELL’ALPINE A110 SUI TORNANTI DEI RESINELLI



BALLABIO – Alpine. Il suo nome sembra suggerire il terreno di battaglia prediletto, quello dei passi di montagna, dove questa due posti si sa muovere con la stessa destrezza di una moto. A prima vista sembra una sportiva secca e spartana un po’ come l’Alfa Romeo 4C, ma solo guidandola si riesce a credere che – all’occorrenza – può rivelarsi persino confortevole, quasi come la Porsche Cayman.

Il suo vero animo però la chiama ad altri lidi. I 252 cavalli di pura razza, erogati da un motore 1.8 benzina turbo e 320 Nm di coppia massima potrebbero sembrare poco, ma non se si considera il peso piuma della francesina: solo 1.110 chili. Il rapporto massa potenza è dalla sua. Con lei si schierano anche uno sterzo leggero, dalla precisione chirurgica e un buon cambio robotizzato Getrag a 7 marce. 4,5 secondi per lo 0-100 e una velocità di punta autolimitata a 250 orari. Il canto del propulsore – posteriore centrale – è pieno ed entra nell’abitacolo contribuendo all’esperienza di guida. Superato un certo numero di giri – il limitatore è a 6.800 – al sound si aggiunge il sibilo del turbocompressore. Da brivido.

Anche l’occhio vuole la sua parte, e in Francia lo sanno bene: le linee dell’A110 sono morbide ed eleganti, ma al contempo anche sportive. Davvero unica la coda che scende progressivamente, come una vera coupé che si rispetti. La tradizione dell’antenata – campionessa rally degli anni ’70 – è stata reinterpretata proprio bene: riprendendo i proiettori anteriori, divisi in 4 gruppi ottici come una volta, ma con una contemporanea tecnologia full-Led; così come le lettere del marchio, ben separate come quarant’anni fa; e alla guida, semplice e divertente come la prima Alpine. Davvero singolare poi trovare una strumentazione completamente digitale a bordo di un’auto che dichiara di rifarsi al passato, una piacevole sorpresa. I consumi? Non male, guidando sportivamente 10 chilometri con un litro di verde; se si procede con parsimonia invece si possono coprire anche 16 chilometri, grazie all’elasticità del motore, in grado di lavorare anche a soli 1.500 giri – quasi come un Diesel – quando non gli si chiede particolare impegno.

Nel complesso è una vettura pensata per il piacere di guida: non ha senso cercare lo spazio per i bagagli – nei due vani, uno anteriore e l’altro posteriore, c’è volume per 190 litri – o il comfort nell’accesso all’abitacolo: è una sportiva ed è giusto che sia compatta e incollata quanto più possibile all’asfalto. Se proprio dovessi sollevare delle critiche, forse mi concentrerei su alcuni – pochi – elementi in comune con la dotazione delle Renault: come gli specchietti, che ricordano un po’ quelli della Clio, o il volante con pochi tasti sulle razze, che però ha un design impeccabile. Ma per chi vuole divertirsi guidando – e anche facendosi notare – questi sono solo dettagli.

Alessandro Tonini
atonini@iperg.net

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