Anche oggi la Liturgia ci propone alcuni brani della Parola di Dio che parlano della universalità della chiamata di Dio alla salvezza. Questa chiamata universale è presente anche nel Vangelo in cui, dei 10 lebbrosi guariti, l’unico che torna a ringraziare è un Samaritano.
Gesù mette in evidenza questo suo essere straniero mentre ne riceve il ringraziamento e gli dona qualcosa oltre la guarigione fisica dalla lebbra: “Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato”.
Il lamento di Gesù per il mancato ringraziamento da parte degli altri nove lebbrosi guariti e questo dono ulteriore fatto all’unico che è tornato a ringraziare, ci suggeriscono alcune considerazioni.
Cosa manca a chi, guarito, non ringrazia?
Cosa manca a un bambino, a un uomo che fanno così?
Certo manca la buona educazione.
Ma se andiamo più a fondo troviamo che manca l’atteggia-mento della riconoscenza, cioè: vive come se tutto gli fosse dovuto, lui ha diritto, lui è il centro di tutto e di tutti.
Potremmo riassumere dicendo: gli manca l’umiltà.
Il ringraziamento invece è l’atteggiamento di chi si sente piccolo davanti all’altro: è il primo passo della vera umiltà, del rapporto rispettoso, collaborativo con gli altri, ed è il primo passo anche nel rapporto con Dio, cioè nella preghiera: è l’atteggiamento che ci fa mettere in ginocchio davanti a Dio.
Gesù dice: “Alzati e va’, la tua fede ti ha slavato”.
Cos’è questa salvezza che Gesù dà, oltre alla guarigione che aveva già operato?
E’ l’uomo che viene rigenerato da Gesù, che sta in piedi non per la propria bravura, ecc., ma perché rialzato da Gesù.
E’ bello un uomo così?
Per il mondo è un debole, uno non vincente (la pubblicità esalta “l’uomo che non deve chiedere mai”).
A noi sembra che un uomo così abbia una debolezza insita in lui, anche se nascosta dalla voce grossa, in tutti i sensi.
L’uomo rigenerato da Gesù ha in sé la forza di Gesù stesso; cosciente dei propri limiti e sbagli sa affidarli con umiltà e fiducia al Signore, accetta di farsi rialzare da Lui e conservando questo atteggiamento di umiltà è persona di comprensione, di rispetto, di comunione, di pace.
Non pretendere come se tutto ci sia dovuto, e imparare invece a ringraziare non solo per buona educazione, ma con convinzione sincera, e avere questo atteggiamento verso tutti, verso gli uomini e verso Dio, è un insegnamento che riceviamo dal Vangelo di oggi.
Don Gabriele
vicario parrocchiale