INTROBIO – Mercoledì papa Francesco ha ricevuto in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Angelo Becciu, dando il via ai decreti che rendono tre nuove beate e sette neo venerabili testimoni della fede cui è stato riconosciuto di aver vissuto in modo eroico il Vangelo e che sono quindi “venerabili”.
Tra questi il valsassiense Felice Tantardini, missionario laico del Pime (Pontificio Istituto missioni estere) per 69 anni in Birmania, l’attuale Myanmar, dove mise a disposizione di chiunque ne avesse bisogno buonumore, incudine e martello. Ferri del mestiere con cui lui, il “fabbro di Dio” come amava autodefinirsi, costruì case, chiese, scuole, seminari, orfanotrofi. Sempre sorridente, sempre con la pipa in bocca il cui fumo, come lui stesso diceva, serviva per scacciare le zanzare. Sulle labbra e nel cuore sempre una preghiera alla Madonnina cui era assai devoto.
Felice Tantardini, conosciuto anche come il santo con il martello, è nato a Introbio il 28 giugno 1898, sesto di otto figli; inizia prestissimo a lavorare come fabbro. Rimasto orfano di padre a 13 anni, a 17 è dipendente dell’Ansaldo di Genova. In guerra viene fatto prigioniero dopo pochi giorni passando da un campo di lavoro all’altro. Riuscito a fuggire trova riparo in Grecia da cui poi rientra in Italia. La sua vocazione si può dire nasca sulle riviste missionarie mentre lavora in un’officina elettrica. Entrato nel Pime a 23 anni viene destinato alla Birmania come fratello laico. Vi resterà per 69 anni trovandovi la morte il 23 marzo 1991. Inviato inizialmente a Toungoo, si sposta di missione in missione, ovunque sia necessaria la sua abilità di fabbro e la sua capacità di sopportare la fatica. In questo modo costruisce chiese, scuole, parrocchie, ospedali, orfanotrofi, sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con un amore sconfinato per Gesù e la Madonna.