IL DRAMMA DEL NUBIFRAGIO DI CORTABBIO VISSUTO DA CHI CI ABITA



Mercoledì 12 giugno 2019. Ho appena finito di scrivere un articolo sul Nameless Music Festival, mai mi sarei aspettato di dover riprendere in mano la penna così, dopo poche ore, per raccontarvi la nostra storia, la storia di quelle famiglie che abitano proprio sulla Fuùs.
La Fuùs appunto, l’ho sempre creduta una sorgente amica, beh, mi sbagliavo.

Ponte del Santuario appena dopo la piena

Da piccoli quante volte l’abbiamo percorsa dall’orto alla Provinciale per impedire che i palloni ci finissero nel Pioverna, su e giù per quelle centinaia di metri a ridere e scherzare senza pensare al mostro che in realtà si celava dietro a quell’innocuo ruscelletto. Sono da poco passate le 09.00, è un mercoledì piovoso come tanti altri, ho parcheggiato la macchina sul ponte davanti casa come al solito perché al pomeriggio devo scendere a Lecco per lavoro.

Il sonno mi viene bruscamente interrotto da urla e dal suono del campanello; mia sorella ed i vicini sono visibilmente preoccupati e mi consigliano di spostare il veicolo poiché la Fuùs è in piena, tra me e me in dormiveglia penso che si tratti di preoccupazioni infondate, mi immagino la solita pioggia battente che ci martella per qualche ora ma invece, aprendo le finestre di camera mia mi ritrovo davanti agli occhi una scena apocalittica, la Fuùs è davvero un fiume in piena, in piena come non lo avevo mai visto; i giganteschi massi rotolano minacciosi verso il paese, le pareti di casa tremano, il volume d’acqua continua ad aumentare ed il fango ed i detriti scivolano silenziosamente verso le nostre casa senza che noi possiamo far nulla per impedirlo, inizia il panico. Dopo pochi minuti si stoppa il ponticello sulla strada Provinciale, prontamente seguito da quello alla Chiesa di San Lorenzo, i vigili del fuoco comprendendo la gravità della situazione ci evacuano tempestivamente onde evitare possibili tragedie, nel giro di mezz’ora pure il nostro ponte si stoppa, la zona sotto al Santuario inizia ad allagarsi e la Fuùs straripa anche a Cortabbio alta.

Via Manzoni dopo la furia della piena

Le anziane sono disperate e non sanno cosa fare, vedo i volti con le lacrime delle mamme, la preoccupazione impressa sul viso dei papà, la paura dei più piccoli, insomma un turbinio di emozioni che mi auguravo di non provare in questo modo. Chi riesce si sposta dai parenti nei comuni limitrofi, altri invece vengono accompagnati all’asilo di Primaluna ed alla scuola alberghiera di Casargo. Nel mentre a Cortabbio vige il caos totale, sembra davvero l’Apocalisse annunciata da San Giovanni Apostolo. A due giorni da quel tragico evento ancora non riesco a rimuovere quelle immagini e quei rumori, ho ancora nelle orecchie il frastuono dei massi che rotolano a valle, l’acqua violentissima che invade casa mia, la quantità immensa di fango e detriti che scivola silenziosamente tra le vie del paese sommergendo tutto ciò che incontra sul suo cammino. Non scorderò mai le lacrime dei miei vicini, sessantenni increduli e disperati davanti alla forza della natura che tanto dà e tanto toglie.

Mai visto nulla di simile, non mi sono mai posto il quesito e se un giorno dovesse accadere proprio a noi? Cosa faremmo? Guardando i Telegiornali negli anni passati ho sempre visto da lontano cosa può fare la natura, beh, ora so cosa si prova, e non è bello, per niente… ma dalle macerie sono certo che risorgeremo, in soli due giorni è stato ristabilito l’ordine sulla strada Provinciale, ho visto con i miei occhi gare di solidarietà, pranzi gratuiti agli sfollati, posti letto, bevande, docce, insomma insieme siamo più forti, insieme ce la faremo. Sono vicino a tutti i miei fratelli Valsassinesi e non, colpiti da questo cataclisma, un solo grido, la gente come noi non molla mai, torneremo a splendere!”.

Marco Marongiu
(Cortabbio, sfollato)

 

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