INTROBIO/BARZIO – Il borgomastro di Introbio è un sindaco davvero “spettacolare“, uno di quelli che tutti i giornali cartacei e on line vorrebbero raccontare alla guida di un Comune perché ti riempie di sollecitazioni, di storie inattese, di uscite assolutamente imprevedibili.
E oggi di una di queste parliamo, legata a politica e (presunta) antipolitica.
La prendiamo da distante, perché distante nasce: anni fa, nel momento del rinnovo dell’amministrazione della Comunità Montana con la conferma della presidenza a Carlo Signorelli, il borgomastro di cui sopra viene invitato a farsi presente ma rivendica subito un ruolo – non secondario, vuole direttamente la leadership.
E viene rimbalzato una prima volta. Parla con le forze politiche lecchesi che lo avevano chiamato “dai piani alti” ma rivendica il ruolo (massimo), lancia in resta pensando di arrivare senza passare per il via, che in politica è la concertazione, l’arte di raccogliere tutte le istanze per poi trovare la governabilità.
Niente di fatto, ottiene solo che Introbio resti ai margini. Nel frattempo si segnala solo per uno studio di fattibilità dell’improbabile progetto di piscina comunitaria in Centro Valle. Pagato dalla CM.
Passa il tempo e arriviamo al 2019, quando c’è la scadenza vera e propria per il cambio della governance dell’ente montano. Ed ecco che Introbio torna a farsi viva, questa volta con il delegato del Comune. Uno che si dice sia entrato nella lista dell’amico sindaco esattamente con quell’obiettivo: arrivare in Comunità Montana. E anche nel suo caso, mica da comprimario – macché. La velleità è quella di un posto al sole (la presidenza o quantomeno un assessorato).
Inizia il suo giro delle sette chiese, partendo da chi può consigliarlo per arrivare molto in alto; il primo interpellato lo devia direttamente verso il dominus assoluto di quel centrodestra che in Valsassina, in C.M. e pure altrove comanda le operazioni.
Contatto!
Ma anche qui il volonteroso delegato introbiese viene “rimbalzato“: “si rivolga al plenipotenziario forzista per la Valsassina“, attualmente impegnatissimo nelle trattative per la costruzione di un complesso puzzle destinato a rappresentare i vertici, le poltrone e le poltroncine dell’ente di Pratobuscante.
E pure a questo livello si torna alla logica iniziale: quella delle ‘casacche’.
Immaginiamo un dialogo del genere: “Caro il mio delegato, sei dei nostri? No? Beh comincia allora a far parte del giro, in un modo o nell’altro potresti avere qualche ruolo – però attenzione, perché se sei delegato di un Comune, ma fai anche il direttore di una manifestazione strettamente collegata anche in termini economici allo stesso ente nel quale nel quale ti vuoi andare a sedere, mmmmm… Un problemino di conflitto di interessi ce l’hai, se non formale o legale quantomeno in termini di opportunità. E non è esattamente poca cosa”.
Ma allora, che speranze ho? – avrà chiesto l’ambizioso delegato. “Se ne può parlare, ma di certo sarà molto difficile che tu possa fare l’assessore (ce ne sono appena quattro nella palazzina accanto alla Fornace, ndr) e men che meno è ipotizzabile che tu abbia delle chance di diventarne il presidente“.
Ricapitolando: il Comune di Introbio si fa vivo in modo diretto con il mondo della politica, quella che conta; compie il percorso ‘tradizionale’ contattando i vertici, e per due volte nel corso degli anni ottiene risposte che evidentemente non soddisfano quelli di Villa Migliavacca.
Terza e ultima parte della storia: ecco gli introbiesi che si fanno “paladini dell’antipolitica“, rivendicano al territorio e non ai partiti – gli stessi a cui si erano rivolti fino a ieri (ma proprio ieri…) – le prerogative per governare la Comunità Montana. E indicono, proprio nella bella villa municipale del paese di Centro Valle, una contro-riunione di sindaci dimenticandosi peraltro di quello di Morterone.
Come dire: se ti sbattono le porte (ufficiali) in faccia, tu prendi una di quelle girevoli e ti riproponi da un’altra entrata. “Fuori dai partiti”.
Un’operazione che sa tanto di fronda. Ma che da più parti viene considerata ai limiti del suicidio perché è ben noto che se una maggioranza di sindaci vuole, rema da una parte se la forza sta in quella direzione.
Introbio dunque carica a testa bassa contro il moloch politico; il rischio, se dovesse restare sola o quasi, è quello di una pesante frattura delle corna.
Di chi, si vedrà a breve. Ma ipotizzare che a perdere la battaglia sìa il soggetto meno forte della compagnia è quantomeno facile.
VN