DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DECIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Ascoltando Gesù, se appena uno possedeva qualcosa, c’era di che spaventarsi: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei cieli”.
Certamente l’esempio va interpretato.

Anche se letteralmente esso ci appare impossibile (che un cammello passi per la cruna di un ago), esso però non mira a scoraggiare, ma ad essere attenti al pericolo di attaccare il cuore alle ricchezze terrene perdendo la tensione verso il Regno, che è ciò che davvero conta, e a confidare in Dio (perché tutto è possibile a Dio).
La seconda parte del Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere bene come deve essere questo confidare in Dio: passare sì per le ricchezze terrene perché la nostra vita lo esige (casa, lavoro, risparmi, ecc.), ma anteponendo a tutto il Regno di Dio: prima devi essere disposto a lasciare tutto per il Regno, e poi ti ritrovi a riavere, in modo ripulito e addirittura moltiplicato, quanto prima avevi lasciato.

Forse questo duplice e diverso atteggiamento verso i beni materiali può essere espresso così:
“è mio” oppure “è affidato a me”.

Si può applicare questo alle cose necessarie per la vita?

Se “è tuo”, puoi farne quello che vuoi (perfino l’utero, si diceva qualche anno fa).
Se “è affidato a te”, abbine cura perché è e sarà anche per altri (es. la terra).
Oggi ci rendiamo sempre più conto di come tutto questo sia estremamente e drammaticamente concreto per le ricadute sociali di un uso padronale di ogni genere di ricchezza.
Tutto ciò ci allontana non solo dalla fede, ma anche da sentimenti umani.

Questa riflessione ci ha preso la mano così da apparire come un discorso di carattere sociale, ma è stato solo per dirne la concretezza.

In realtà, il cuore dei diversi modi di rapportarci ai beni materiali per il cristiano non è la sociologia ma l’adesione al Regno: la diversa sociologia è una conseguenza.

Questo Regno è il sogno di Dio per l’umanità.

Per quel poco che intuiamo di esso, sentiamo che ha bisogno di essere purificato in noi da ogni atteggiamento di esclusione di altri e di essere accresciuto nel desiderio di giustizia per tutti e che il Padre venga riconosciuto come tale da tutti, perché questo è il cuore del cambiamento anche del vivere su questa terra.


Don Gabriele

vicario parrocchiale

 

 

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