A volte il comandamento di amare che ci ha lasciato Gesù riguarda tutti, addirittura perfino i nemici. Nel vangelo di oggi invece c’è una motivazione particolare: “perché è mio discepolo”. Questo brano si inserisce nell’insegnamento che Gesù dà ai suoi apostoli prima di inviarli in missione e dice: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha inviato”.
Essere discepolo di Gesù vuol dire andare agli altri avendo Lui e la sua parola nel cuore, ed allora accade una cosa straordinaria: accogliere una persona che viene a noi così vuol dire accogliere Gesù stesso e il Padre.
E’ Dio che ci spalanca le porte alla comunione con Lui.
Nelle stesse istruzioni Gesù aveva detto: “vi mando come pecore in mezzo ai lupi” e poi aveva dato le indicazioni della povertà perché la ricchezza e la forza del discepolo sono la sua unità con il Maestro.
Non è una strada facile, ma c’è una comunione che non abbandona mai:
“neppure un capello del vostro capo andrà perduto”,
“Io sono con voi sempre”.
Tutte queste indicazioni le ritroviamo oggi nella parola:
“Chi accoglie voi accoglie me e il Padre”.
In mezzo agli uomini siamo portatori di Gesù e della sua Parola, e della possibilità di vivere in comunione con Lui e con il Padre. Questa possibilità di comunione con Dio offerta agli uomini non passa attraverso delle idee, non è una cosa che quando la conosci la possiedi. E’ una vita: per questo si esprime attraverso l’accoglienza di persone.
Anche il Vangelo e i Sacramenti non sono altro che l’accoglienza di Gesù e della sua Parola. Se non sono questo diventano argomenti di studio o semplici riti, ma non accoglienza della comunione con Dio, mentre questa è la vita vera, la vita capace di appagare il cuore, la salvezza.
Questo Vangelo ci fa pensare anche al modo di come vengono accolti i nostri missionari.
E’ vero che tante volte vengono rifiutati o perseguitati, ma tante altre volte vengono accolti con riconoscenza e con gioia, non tanto perché portatori di beni materiali, anche da persone di altre culture o religioni.
Ci dà gioia pensare che in questa nostra umanità così spesso divisa, il Signore costruisce in questo modo comunione con Lui e fra noi, e prometta la ricompensa a chi lo accoglie nella persona di un suo discepolo.
Don Gabriele Carena
Vicario Parrocchiale