GLI STEMMI DEL TERRITORIO. RUOTA DENTATA E SPIGHE: È CORTENOVA



CORTENOVA – La scorsa settimana abbiamo parlato di Premana, uno dei simboli della lavorazione del ferro nella nostra Valsassina. In questo episodio della rubrica sugli stemmi e la storia del territorio, trattiamo invece di un altro paese che deve la propria fortuna al trattamento del metallo, Cortenova, borgo che occupa la fascia valliva che congiunge la conca di Primaluna con il punto in cui la Valsassina si biforca verso l’Alta Valle e la Muggiasca.

Il territorio comunale appare oggi formato dall’aggregazione di due comunità già tradizionalmente considerabili: Cortenova e Bindo, sulle opposte rive del fiume. Esse compaiono già organizzate nel 1388 e solo col regio decreto del 23 giugno 1927 n° 2130 il Comune di Bindo venne soppresso.

Cortenova ha storicamente dipendente il nucleo di Prato San Pietro, sempre sulla riva sinistra del fiume, mentre Bindo ebbe come frazione Piano, situato ugualmente sulla riva sinistra; il Comune di Bindo, benché tra i meno popolosi della Valle, aveva una collocazione strategica nella Squadra di Cugnolo, controllando l’uno e l’altro versante di essa.

Come già accennato in precedenza, parlando di Cortenova non si può non parlare della lavorazione del ferro e della fondamentale importanza che questa attività ha ancora oggi nell’economia del paese e dell’intera Valle.

Anche Leonardo, nel lontano Rinascimento, scrisse di questo nel Codice Atlantico, annotando: “li edifiti della vena del rame e dello arzento, presso una terra detta Pra Sancto Petro e vene di ferro e cose fantastiche”.

Da antichi tempi le pietra rosse che ha dato il nome al torrente Rossiga viene usata come materiale da costruzione. Nel 1860 iniziò la lavorazione della barite estratta a Cortabbio, Primaluna e Cortenova; il laboratorio di macinazione venne posto a Prato e poi anche a Cortenova: un centinaio di operai vi lavoravano sulla fine del secolo.

Il meccanico Biagio Spandri di Bindo nel 1874 aprì uno stabilimento per fucili e rivoltelle, tra i primi in Italia, a Cortenova: aveva dipendenti che lavoravano in parte a domicilio e come primo cliente c’era lo Stato, che però dopo due anni cessò le commesse, facendo fallire l’impresa.

Il maglio del Carlino di Cortenova – gigantesco martello settecentesco orizzontale – è ora esposto al Museo milanese della tecnica.

Lo stemma del comune non può che ricordare questo fondamentale aspetto del paese: nella parte superiore una ruota dentata su fondo rosso ricorda le attività legate all’estrazione ed alla lavorazione del ferro; la colorazione rossa dona importanza e prestigio a questo simbolo, oltre che a riprendere la tonalità della pietra sopra citata. La parte bassa del logo con fondo verde riporta un fascio di spighe, simbolo dell’agricoltura e delle attività ad essa collegate che negli anni passati ha caratterizzato la parte bassa e pianeggiante della Valsassina.

 

 

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