CASSINA – Ultimo appuntamento prima del Natale della nostra rubrica degli stemmi, che da oltre tre mesi ci accompagna alla scoperta dei simboli e delle storie del nostro territorio. La scorsa settimana abbiamo analizzato i cerchi d’oro di Casargo; oggi saltiamo dall’Alta Valle all’Altopiano, andando a trattare di Cassina Valsassina.
La storia di questo piccolo centro è molto vicina a quelle che accomunarono quasi tutti i paesi della vallata nel corso dei secoli. Antico possedimento degli arcivescovi di Milano, nel XII secolo il feudo passò sotto la signoria dei Torriani, una famiglia importantissima in Valle, spesso citata anche negli episodi precedenti.
Ai Torriani, nel XIV secolo, fecero seguito i Visconti e quindi, per un breve periodo (dal 1523 al 1532), fu la volta di Gian Giacomo Medici, detto il “Medeghino”. Dal 1928 al 1948 Cassina Valsassina venne aggregata al vicino Comune di Cremeno, prima di ritornare definitivamente autonoma.
Uno stemma semplice e diretto quello del comune di Cassina, che non manca certamente di fascino nonostante gli elementi che lo compongono si presentino in numero minore rispetto allo standard dei loghi valsassinesi.
Lo stemma riporta una torre azzurra sopra ad un monte all’italiana composto da cinque alture verdi. Nella documentazione inviata all’ufficio araldico di Roma per la concessione dello stemma si legge: “Lo stemma studiato dall’amministrazione comunale ricorda nella torre i fortifizi medioevali risalenti alla dominazione dei Torriani e dei Visconti di cui si trovano ancora vestigia odierne, nei monti l’altitudine del comune posto a 850 metri s.l.m.”
La torre, oltre a essere un chiaro e voluto riferimento alla famiglia Torriani, era presente anche fisicamente a Cassina: ricorda lo storico Pensa che la torre di Cassina “sorgeva posta all’imbocco della strada per la Culmine S.Pietro e Mezzacca, andando a vigilare su di un’importantissima via di comunicazione commerciale.”
Fu costruita in maniera tale da poter “vedere” e quindi comunicare con la Rocca di Baiedo a Pasturo. Ad oggi è stata trasformata in un’abitazione privata.
Fonti: Valsassinacultura e Stemmario Lecchese