WELLINGTON (NUOVA ZELANDA) – Continua il nostro vagabondare per il mondo alla ricerca dei valsassinesi residenti all’estero. Nell’intervista di oggi abbiamo raccolto la prima dichiarazione dall’Oceania, grazie al contributo di Nicole Pensotti, che, “abbandonata” l’Alta Valle alla volta dell’Australia più di due anni fa, si è spinta da diversi mesi ancora più a sud, in Nuova Zelanda.
Sono Nicole e sono in Nuova Zelanda, più precisamente a Wellington, da quasi cinque mesi. Vedendo la tragica situazione in cui versa il mio Paese in questo momento, mi sento abbastanza fortunata ad essere lontana.
Il Governo Neozelandese si è mosso in tempi brevi rispetto alla comparsa dei primi casi di COVID-19, dichiarando lo stato di allerta quando c’erano solo poche decine di contagi. Nel giro di una settimana la Nuova Zelanda ha adottato misure di sicurezza stringenti chiudendo le frontiere e permettendo solo ai residenti di entrare, imponendo ovviamente un periodo di isolamento di due settimane prima di avere contatti con i propri nuclei familiari.
Con un preavviso di 48 ore la popolazione è stata avvisata che l’allerta sarebbe salita da livello 3 (l’epidemia è difficile da controllare, il Governo impone una gestione e chiude tutti i luoghi pubblici) a livello 4 (stato di emergenza nazionale, la popolazione deve rimanere in casa fino a fine epidemia). Inizialmente infatti sono state chiuse tutte le attività ad eccezione di quelle rientranti in una filiera considerata come bene di prima necessità, in un secondo momento è poi iniziata ufficialmente la quarantena.
Nonostante tutte queste immediate precauzioni imposte dal Governo, i neozelandesi non stanno prendendo abbastanza seriamente questa situazione, infatti si vede in giro ancora troppa gente peraltro senza mascherina.
Il virus qui è arrivato relativamente in ritardo rispetto ad altri Paesi e, nonostante la gente abbia avuto modo di vedere la velocità di diffusione e l’elevata mortalità registrata nelle popolazioni colpite, come dicevo prima, non sembra essere ancora abbastanza sensibilizzata sulla drammaticità degli effetti di questa pandemia.
Ad oggi in Nuova Zelanda si registrano 911 casi confermati, 217 in attesa di conferma, 241 persone guarite e un solo decesso (una signora tra i 70 e gli 80 anni).
Il dato più drammatico è che il virus da noi sembra prediligere una fascia di popolazione in età compresa tra i 20 e i 29 anni, ben 286 casi.
In questo momento non ci sono informazioni sufficienti per capire il livello di gravità delle condizioni delle persone contagiate, data la bassa mortalità possiamo ipotizzare che le condizioni cliniche non siano troppo gravi.
Un dato interessante è quello relativo all’etnia dei pazienti che sono prevalentemente europei (850 casi) quindi ancora una volta gli “untori”, se di untori si può parlare, sono purtroppo i viaggiatori come la sottoscritta. Solo 91 soggetti sono di origine neozelandese, e questo spiega forse perché sono molto più diffidenti verso di noi ultimamente.
Per il momento non sto ancora considerando l’idea di tornare, i voli hanno prezzi molto elevati e non è detto che durante il viaggio non subiscano cancellazioni o cambi di itinerario. L’unico consiglio che ci è stato dato è di non prenotare un volo online in quanto non si ha la certezza che questo sia garantito, bensì di rivolgersi ad un’agenzia.
Il Governo è molto d’aiuto con i non residenti: in caso di contagio le cure in ospedale sono gratuite, ha prolungato i visti di vacanza-lavoro fino al 25 settembre a tutte le persone a cui il visto scadeva nel periodo di quarantena e chi ha perso il lavoro ha diritto a un sussidio. Io avendo dato le dimissioni prima dell’inizio della quarantena sono ufficialmente senza lavoro, non penso di aver diritto ad un aiuto ma mi informerò a breve.
Fortunatamente nessun membro della mia famiglia ha contratto il virus. Mia mamma mi videochiama quotidianamente e, anche se sono preoccupata, cerco comunque di stare tranquilla. È difficile essere così lontana da casa ed in un momento del genere lo è ancora di più.
Rubrica a cura di Gabriele Gritti
Prossimamente racconteremo le esperienze di altri valsassinesi che stanno affrontando l’emergenza lontano da casa. Se volete partecipare scriveteci a info@valsassinanews.com o sulla nostra pagina Facebook
NEI GIORNI SCORSI
COVID/CAMILLO DAGLI STATI UNITI: “QUI LE COSE PEGGIORANO, SPERO DI TORNARE PRESTO IN VALLE”