VENEZIA/TACENO – In cima al campanile della basilica di San Marco a Venezia è posta la statua di un angelo, che ha la funzione di segnalare la direzione del vento (è girevole sul proprio asse, sensibile grazie alle ali). In realtà si tratta dell’Arcangelo Gabriele ed è alto più di cinque metri.
Fu collocato sulla cuspide del campanile nel 1513 ma a causa delle sue dimensioni e del suo, peso dopo cinquant’anni la statua si trovò malridotta e fu sostituita con una più piccola.
Dopo quasi un secolo, intorno al 1650 l’angelo ebbe bisogno di un restauro e fu rifatto in parte nel 1710 e ancora restaurato nel 1805 quando venne sistemata tutta la cuspide.
Nel 1818, visto che la statua non girava più al soffiare del vento fu portata a terra e si decise di ordinare un nuovo angelo. Il disegno fu affidato a Luigi Zandomeneghi (1778-1850), allievo di Antonio Canova e professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, mentre alla statua lavorarono gli scultori Andrea Monticelli e Giovanni Casadoro.
Finalmente il 30 luglio 1822, alle due del pomeriggio, la nuova statua dell’Arcangelo Gabriele venne issata sulla cima.
Al suo interno venne collocata una cassetta di rame con un’ampolla di cristallo sigillata nella quale c’era un’epigrafe in latino a ricordare chi avesse reso possibile l’opera: :
«CURANTIB IX VIRIS PRAEPOS FABR BASIL MARCIANAE ALOYSIUS ZANDOMENEGHI BONAR ARTIUM ACAD MAGISTER OPUS LIGNOR FRANCISCUS CARISSIMI FABER FERR EXECUUTI SUNT CASPARE BIONDETTI MACHINAR AD ERECTIONEM STRUCTORE CAESARE FUSTINELLI ARCHIT OMNIA MODERANTE. VENETIIS A MDCCCXXII EMANUELIS CICONIAE».
Questa la storia dell’angelo di San Marco e in questa storia c’è un valsassinese, anzi, un artista di Taceno.
Lo conferma il Corriere della Sera nell’edizione dell’11 agosto 1902, nella quale pubblica un articolo dal titolo “Il costruttore dell’angelo del campanile di San Marco”.
Il pezzo racconta del ritrovamento della cassetta di rame contenente una bottiglia di vetro legata con spago nella quale c’era un rotolo di carta con datato 1822 dove in latino (vedi sopra) sono scritti i nomi dei costruttori dell’angelo.
Tra questi c’è “Franciscus Carissimi“ artista di Taceno, all’anagrafe Francesco Carissimo e la conferma della sua partecipazione alla costruzione del nuovo angelo arriva da un discendente, anche lui di nome Francesco, che allega al Corriere un documento redatto su carta bollata.
“Si accompagna all’artista Francesco Carissimo un esemplare del contratto stipulatosi per le opere da lui assunte, relative alla costruzione della statua dell’Angelo da collocarsi sulla sommità del campanile di S. Marco. Dovendosi immediatamente dar mano all’opera sarà dovere del suddetto artista subito ricevuta la presente di presentarsi all’ingegnere della Fabbriceria di S. Marco signor Fustinelli per dipendere dalle sue direzioni. Dalla Cesarea Regia Delegazione della Provincia di Venezia. 13 luglio 1830. Il Cesareo Regio Delegato”.
L’articolo si chiude con un elogio agli artisti dell’Alta Valsassina e ai premanesi che “per secolare usanza si recano a lavorare per la maggior parte dell’anno nella regina dell’Adriatico”
F. M.