Il Vangelo di oggi nasce da una domanda posta a Gesù: “Sono pochi quelli che si salvano?”. Quale ragazzo, davanti a un esame, non pone una domanda simile a questa? E quale genitore o insegnante saggi non risponderebbero in modo simile a Gesù: “Tu comincia a studiare”?.
Anche noi, mossi da una curiosità interessata, vorremmo sapere se sono molti o pochi quelli che si salvano; in altre parole: se è severo o no il giudizio di Dio. Gesù non risponde direttamente a questa domanda, ma ci lascia un giusto timore per la serietà del giudizio.
Colpiscono le parole “Io non vi conosco” dette a chi proclamava di avere mangiato con lui e ascoltato la sua parola, e cacciarli via da sé perché operatori di ingiustizia.
Questo mangiare e bere con Lui lo possiamo riferire al partecipare all’Eucaristia: “ci siamo nutriti di te e tu ora dici che non ci conosci”: come è possibile?
Gesù potrà rispondere: “non avete amato abbastanza; non avete lasciato che il mio sacrificio sostenesse anche il vostro, perché voi avete preferito la strada larga alla porta stretta”.
Ma cos’è questa porta stretta?
Porta stretta è sì la testimonianza da dare davanti al mondo anche quando si è derisi o perseguitati.
Ma oltre a quella porta, qualora non l’avessimo varcata, c’è ancora la porta stretta del pianto, come quello di Pietro, con ciò che esprime di amore, di pentimento, di indegnità, di umiltà.
Porta stretta è sì praticare la giustizia e la carità, ma non come il fariseo che ne andava orgoglioso, bensì come il pubblicano o Zaccheo, capaci di riconoscere la propria vita fatta di ingiustizie e durezza di cuore e di umiliarsi e di cambiare vita davanti a Dio.
Porta stretta è saper scendere dalle altezze del nostro orgoglio e farci umili con sincerità, non come un ulteriore atto di furbizia perché il Signore sa leggere nel cuore.
vero: il passaggio è stretto, però è accessibile a tutti.
Non siamo noi a dover piegare Gesù ad avere misericordia di noi.
La Croce è la misura del suo amore per noi, prima e a prescindere dalla nostra risposta.
Siamo noi bisognosi di essere convertiti dalla sua bontà e passare dal nostro ritenerci giusti all’affidarci a Lui, al suo giudizio, alla sua misericordia.
È questo il modo di prepararci al giudizio di Dio.
Don Gabriele
vicario parrocchiale