INTROBIO – Per gli abitanti di Introbio la Madonna della neve di Biandino rappresenta uno dei simboli più importanti legati alla religiosità e alla loro storia. In occasione del 184° anniversario del voto dal 1836, la giornata del 5 agosto si trasformò nella festa più cara agli introbiesi. Fu quello l’anno in cui il colera fece la sua apparizione in Valsassina, mietendo vittime e seminando terrore in tutti i paesi; il contagio si manifestò in Valsassina verso la metà di luglio e cessò alla fine di settembre.
Lo storico introbiese Giuseppe Arrigoni, che degli avvenimenti fu testimone oculare, così descrive quella terribile estate: “Era persuasione del volgo lombardo che il malore fosse introdotto ad arte per far perire gli uomini e srarire il mondo troppo gremito. In Valsassina però non altro si pensava e si diceva se non che fosse un castigo di Dio pei peccati degli uomini. Da Bergamo il male venne portato a Rancio (26 giugno 1836), a S. Giovanni, a Castello e in altre terre lecchesi”. Poi “… anche a Cortabbio, a Moggio, a Cremeno, a Barzio e nella Riviera del Lago il morbo si sviluppò. Dirò che ne morirono in Barzio 33, in Moggio 15, in Cremeno 12, in Cortabbio 30. Poco furono toccati Pasturo, Primaluna, Cortenova, Introbio ne fu salvo…”.
Questo è il programma organizzato dalla parrocchia di Introbio per l’edizione 2020: mercoledì 5 agosto alle 5.30 ritrovo sul sagrato della chiesa, preghiera e partenza per Biandino (con distanziamento). Alle 9 vi sarà la Messa a Introbio, mentre alle 11 a Biandino. Dalle 17.30 gran finale con il ritrovo a Prà Basteer e la preghiera di ringraziamento.