VALSASSINA – “Da una settimana non vedo mio marito, da quella mattina in cui si è sentito male e dopo aver chiamato il pronto intervento, è stato portato in ospedale a Lecco“.
Così una signora valsassinese di 82 anni racconta il dramma che sta vivendo in questi giorni.
“Mio marito è su una carrozzina e in pratica io lo aiuto in tutto. Martedì scorso mi ha detto di non sentirsi bene; ho pensato forse non ha digerito la colazione, invece no, era il cuore. Dopo i primi accertamenti, il personale del 118 ha deciso di trasportarlo in Pronto soccorso, le sue condizioni di salute erano gravi. L’ho salutato mentre lo caricavano sull’ambulanza e non l’ho più visto e sentito. Mio figlio ha parlato per l’ultima volta con i medici giovedì scorso, dicono che il quadro clinico è grave e non sanno se sopravvivrà. Attualmente non abbiamo notizie perché nel reparto, quando chiamiamo la risposta è sempre la stessa: “Il medico è impegnato, la richiamerà appena possibile…“. Dopo 60 anni di vita trascorsa a fianco di una persona, non avere notizie e sapere che si trova in un letto di ospedale, non potergli stare vicino e non avere notizie mi sta distruggendo. Non mi do pace. È come se su quell’ambulanza un pezzo del mio cuore, quello che più di tutto mi manca in questo momento, fosse andato via da me“.
Queste persone a cui i medici non riescono a dare risposta perché impegnati a far fronte all’emergenza Covid potremmo essere noi o i nostri familiari.
Gli appelli al buon senso che quotidianamente sentiamo fare ai medici, la sollecitazione a usare le mascherine e a mantenere il distanziamento, leggendo questa riflessione ci fanno capire ancora di più che dai nostri comportamenti dipende la vita di centinaia di persone.
Non rendiamo vana la sofferenza dei mesi scorsi – o molto presto saremo costretti a salutare i nostri cari nell’ultimo viaggio verso l’ospedale, e non poterli più rivedere.
I. B.