RICHIESTA DANNI PER LA MANCATA CENTRALE IN VALFRAINA: ASSOCIAZIONE ALPE RASGA, COMITATO E AMBIENTALISTI AL FIANCO DEGLI ENTI



PREMANA – “Il tentativo di speculare sull’acqua pubblica non finisce e così, dopo aver ottenuto il diniego alla realizzazione dell’impianto idroelettrico sul Fraina che avrebbe fruttato ad Energia Futuro milioni di euro, ecco intentare una causa per risarcimento danni … i milioni da qualche parte devono pur arrivare!”. Così il fronte ambientalista premanese e l’associazione Alpe Rasga dopo la notizia della maxi richiesta di danni avanzata nei confronti di Comune di Premana, provincia di Lecco e Regione Lombardia da parte di Energia Futuro, la società valtellinese che si è vista imporre lo stop definitivo al progetto della mini centrale idroelettrica di Fraina.

“Una causa di risarcimento danni campata per aria – attacca la nota di comitato e associazioni ambientaliste – visto che il diniego finale è stato espresso dalla Provincia, per evidenti ragioni di incompatibilità ambientale evidenziate da ARPA; che peraltro l’Alpe Rasga e le associazioni ambientaliste evidenziano da più di un lustro. Paradossale è poi che, come sembrerebbe, la causa e la domanda di risarcimento danni sia diretta contro il Comune di Premana che, partendo dall’allora amministrazione Bertoldini (che ha spianato la strada ad Energia Futuro per captare il Fraina) sino a quella Codega ha espresso parere favorevole, anche nell’ultima conferenza dei servizi: quindi Energia Futuro chiede i danni a chi la centrale voleva fargliela fare!”

“Paradossale a dir poco – continua la nota -, anche se si considera che il diniego è stato espresso dalla Provincia di Lecco, mentre il Comune di Premana e la Regione Lombardia sono stati coinvolti solo come soggetti interessati ad esprimere pareri su aspetti specifici. Se poi i tempi del procedimento si sono dilatati, questo è dipeso dalla stessa condotta della Energia Futuro che ha dilatato la tempistica del procedimento, continuando a produrre faldoni su faldoni di varianti e integrazioni volontarie per cercare portarsi a casa l’autorizzazione nonostante tutte le criticità presenti, sperando forse che maturassero tariffe incentivanti via via più alte. Certi titoli sui giornali, che sparano notizie ad effetto, forse riescono a vendere un po’ di copie, ma non fanno corretta informazione; ed anzi diffondono la falsa notizia che a difendere l’ambiente e a non piegarsi alle brame speculative sull’acqua pubblica sia pericoloso”.

“Ad ogni modo Associazione Alpe Rasga, Comitato e Associazioni Ambientaliste censurano questa richiesta di danni; solo nell’Italia dei paradossi può accadere che la speculazione privata rivendichi un risarcimento per un diniego dettato da ragioni di tutela dei beni comuni. Sono solo gli incentivi a tenere artificialmente in vita il mini-idroelettrico: alpigiani e associazioni ecologiste da sempre contestano questa politica, che per poche manciate di MW (risibili) svuotano torrenti e ruscelli montani impoverendo il paesaggio, azzerano la fauna ittica, e privano le montagne della loro ricchezza, in un contesto alpino in cui la temperatura è già cresciuta di +2 °C dal secolo scorso. I danni, ripetiamo, li avremmo chiesti noi”.

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