DON ALFREDO COMI, LA VITA E L’EREDITÀ VALSASSINESE DEL SACERDOTE



BARZIO – Per più di quarant’anni parroco di Barzio, oltre mezzo secolo trascorso in Valsassina, e aveva pure tagliato il traguardo del settantennio di sacerdozio.

Don Alfredo Comi, morto oggi a 95 anni nella Rsa di Barzio, ha lasciato un solco indelebile nella storia del nostro territorio, incidendo con saggezza sia nelle ‘cose religiose’ che in questioni ‘secolari’, e ricevendo stima e riconoscenza da tutti.

Proviamo a ripercorre la sua vita pubblica partendo dai tanti materiali raccolti in questi anni e proposti nel 2018 in occasione dei festeggiamenti per il mezzo secolo di presenza in Valle del sacerdote di origine milanese.



Don Alfredo giunge a Barzio nel 1968, arrivando da S. Bartolomeo in Val Cavargna (sopra Porlezza) dove, prima di Comi aveva praticato il suo ministero di parroco don Pietro Tenca. L’arrivo a Barzio di don Alfredo come parroco aveva lasciato un po’ sbigottiti i barziesi del tempo, che si aspettavano la nomina di don Riccardo Busnelli, allora coadiutore. Tant’è che la Curia dovette sottoporre a voto di gradimento la nomina di Don Alfredo (votazione che forse è stata l’ultima praticata nella diocesi ambrosiana).

Il risultato del “referendum” fu che a grandissima maggioranza i barziesi accolsero con un  l’avvenuta nomina a parroco di Don Alfredo Comi.

Quest’ultimo ebbe anche l’onore di assistere, nel 1970, alla prima messa di un suo parrocchiano – don Giacomo Tantardini – divenuto nel tempo un elemento di spicco della Chiesa a livello mondiale, forse il massimo esperto di Sant’Agostino e figura di tale spessore da meritarsi l’amicizia dell’attuale Papa Francesco, che per lui scrisse la prefazione di un libro firmato dallo stesso Tantardini.

Ma torniamo al lontano 1969: da subito il nuovo parroco si distinse per dinamismo (basti ricordare che a San Bartolomeo aveva fatto costruire, e ne era diventato preside, una scuola professionale per i ragazzi che, terminata la quinta elementare, dovevano scegliere se andare all’estero o restare nelle loro realtà). A Barzio organizzò i convegni di studi Manzoniani – si avvicinava il 1972, anno del centenario della morte di don Lisander – a palazzo Manzoni, – ora sede del Municipio che al tempo era di proprietà della parrocchia.

Fece ristrutturare l’attuale Casa Parrocchiale di Barzio, installò nella chiesa di Sant’Alessandro un nuovo organo in sostituzione di quello precedente, sostituì le porte d’ingresso della parrocchiale con altre in bronzo cesellate con rappresentanze; fece affrescare con l’effigie di S. Alessandro la facciata della casa parrocchiale. Diede inoltre un forte contributo per creare una biblioteca manzoniana con le più svariate edizioni dei Promessi Sposi raccogliendo oltre mille volumi – poi venduti alla biblioteca civica di Barzio, anche per ricavare fondi per la costruzione della scuola materna parrocchiale di via Milano.

Don Alfredo poi organizzò il museo parrocchiale tutt’ora esistente e visitabile previo appuntamento con il parroco. Fece anche pubblicare diversi libri sulla comunità barziese a partire da quello di Giovenale Sacchi, passando per la prestigiosa edizione (curata dal prof. Zastrow) sulle origini della chiesa parrocchiale di Sant’Alessandro e del Cantello (a Concenedo) in ricordo della beata Guarisca, sino alla pubblicazione sulla chiesa dei Piani di Bobbio e del Cimitero di Barzio.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi a Barzio all’ingresso dell’asilo

Fiore all’occhiello per il don è stata infine la sua ferma volontà di voler salvare la presenza di una scuola materna cattolica a Barzio dopo che il vecchio asilo presente nella casa di riposo “don Guanella” era stato dismesso. Il parroco infatti se ne fece carico, trasferendo provvisoriamente la materna in alcune aule dell’attuale oratorio per poi costruire la nuova scuola materna parrocchiale di Via Milano, inaugurata nel 2007, grazie anche e soprattutto alla condivisione del progetto dell’intera comunità barziese.

L’elenco si potrebbe allungare ancora di parecchie opere tra quelle da lui volute e realizzate, senza che la professione del proprio ministero venisse meno.

Anzi, nel 2010 quando venne sostituito da don Lucio fu trasferito a Ballabio dove si fece conoscere molto bene per il dinamismo e la professione del suo ministero; e anche a Ballabio diede alle stampe una bella edizione di un volume sulle origini della chiesa di San Lorenzo.

Nel 2013 don Alfredo ha concelebrato, in Santa Marta in Vaticano, la messa con Papa Francesco a coronamento di tante fatiche nello svolgere la propria missione; in ciò era riuscito grazie anche alla personale amicizia tra lo stesso Bergoglio e don Giacomo che – come scritto sopra – fu accompagnato alla prima messa nel 1970, proprio da Don Alfredo.

Trasferito poi a Cremeno, “anche lì avrà sicuramente modo di essere ricordato” scrivevamo nel 2018. E infatti subito si operò per ridare lustro alla Pala della scuola del Borgognone conservata nella parrocchia di San Giorgio, motivo questo per una nuova edizione del ‘Cremeni Vetustas‘.

Nel giugno 2019 un brutto incidente automobilistico, proprio accanto alla chiesa di Cremeno, segna gli ultimi anni della sua vita limitandolo nella mobilità, prima, e nella autosufficienza, poi. Senza però che si fermasse in alcun modo il suo incessante desiderio di spiritualità e conoscenza.

Tra le ultime “uscite pubbliche” di don Alfredo la cittadinanza onoraria di Barzio, ricevuta nel maggio 2019 dall’allora sindaco Andrea Ferrari, il ricordo con gli Alpini della beatificazione di Teresio Olivelli e i festeggiamenti nel giugno dello scorso anno dei sui 70 anni da sacerdote.

Una vita intensa e concreta quella di don Alfredo Comi, vissuta per i suoi fedeli e con i suoi fedeli. Non ce ne si voglia dunque delle dimenticanze nel ricostruire questa sua biografia. Non se ne dimenticheranno certo i suoi parrocchiani di Barzio, Ballabio e Cremeno.

RedRel

Per le foto storiche si ringrazia l’archivio Ganassa di Barzio

 

 

 

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