Qualche giorno fa la “stanchezza” mi ha colto di sorpresa: improvvisamente ogni cosa sembrava non “incastrarsi”, ogni frase che dicevo mi sembrava fuori posto, ogni azione non adatta. Ho parlato con la mia collaboratrice e ci siamo confrontate sul fatto che “quest’anno” non possa non lasciare “segni” anche invisibili in ognuno di noi, soprattutto in chi ha vissuto in “prima linea” (e credendoci totalmente) lo stato di emergenza. Se ti lasci sopraffare da quella sensazione, da quella “sindrome di calimero”, resti immobile e sprofondi, ma non puoi permettertelo perché hai delle responsabilità, un cuore pieno di amore per quello che fai e per le persone che ti circondano.

E allora togli il cartellino, metti da parte faldoni, protocolli, burocrazia e ti prendi del tempo per guardare negli occhi le persone che abitano la Casa.

Stringere le loro mani, abbottonare quel maglione che ogni volta si sbottona, allacciare una scarpa, scattare una fotografia, fare una video chiamata, accarezzare un viso, dare un bicchiere d’acqua, sistemare i capelli: azioni semplici che fanno ritrovare il Senso di tutto.

Non c’è altra risposta, non c’è altro modo per andare avanti se non dare Amore, anche a chi non ha la cognizione o la capacità di esprimerlo, a chi ogni giorno non ti riconosce ma si stupisce per la tua gentilezza e ti chiede di tornare a trovarlo, a chi ha solo bisogno di essere Visto, guardato, ricordato.

Casa Sant’Antonio rinasce pian piano, con le fatiche che hanno accompagnato “quest’anno”, con le persone che ci hanno lasciato (ma che ancora sentiamo “tra noi” e “con noi”), con la preghiera di darci forza l’un l’altro per evitare che nessuno si senta solo, fuori e dentro la residenza.

Non perdiamo la speranza, teniamo viva la preghiera, manteniamo chiaro l’obiettivo: donare amore, in qualunque modo e forma siamo in grado di farlo. Rinascere, amando.

Veronica Bonicalzi

Direttrice della Rsa
Casa Sant’Antonio
Barzio

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