DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: TERZA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Il Vangelo di oggi ci invita a riflettere sulla realtà del matrimonio cristiano, in particolare sulla fedeltà. La domanda posta a Gesù, per metterlo alla prova, sembra sia solo di carattere giuridico, secondo la legge di allora. Gesù, invece, riporta la questione del legame fra l’uomo e la donna alla sua origine: Dio, che vedendo l’uomo solo, gli fece un aiuto a lui corrispondente: la donna, per cui l’uomo poté esclamare: “Questa sì è ossa delle mie ossa e carne della mia carne”, e il racconto biblico continua dicendo: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”.

Nell’Antico Testamento più volte Dio, per dire il suo amore per il suo popolo, ha preso come esempio l’amore dell’uomo per la donna, oggi però S. Paolo rovescia questo paragone: non più Dio come l’uomo, ma l’uomo come Dio.

Così, sempre nel brano di lettera di Paolo, il sacrificio di Cristo per la sua Chiesa diventa modello dell’amore dell’uomo verso la propria moglie, e la dedizione e obbedienza della Chiesa verso Gesù diventa modello della dedizione della moglie verso il proprio marito.

Questo pensiero va però liberato da ogni interpretazione maschilista o femminista: non è questo ciò che il Vangelo vuole dire.

L’affermazione finale di Gesù non lascia dubbi al riguardo: sia l’uomo o la donna a lasciare il coniuge, chiunque dei due commette adulterio.

Nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa, e più in generale nella fedeltà di Cristo a ogni uomo, sta il fondamento della fedeltà fra marito e moglie sposati nel sacramento.

Dobbiamo riconoscere che questo desiderio di fedeltà è già presente in ogni unione sincera fra un uomo e una donna, comunque si formi.

Purtroppo però la bellezza di questa fedeltà a volte viene a mancare e allora è solo la grazia che dà la forza di vivere questa fedeltà fino al sacrificio di sé e alla permanente, anche se non ingenua, disponibilità al perdono, a immagine della fedeltà di Gesù verso di noi, che, nonostante le nostre infedeltà, Lui rimane sempre fedele e pronto ad accoglierci e a perdonarci.

C’è dunque questo duplice aspetto: che gli sposi cristiani guardino all’amore fra Cristo e la sua Chiesa per attingervi modello e forza di come amarsi fra loro: “Amatevi come io vi amo”.

Ma come è bello quando anche noi possiamo guardare a un matrimonio così, cogliendovi un amore premuroso fino al sacrificio, e pronto sempre al perdono e al ringraziamento, riflesso dell’amore che unisce Cristo alla sua Chiesa.

Un amore così vissuto in famiglia è il primo annuncio della bontà di Dio verso di noi.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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