In paese ci si chiede a che punto è l’elaborazione dei progetti esecutivi sull’ancora non ufficiale tracciato. Sarebbe interessante sapere quando cominceranno i lavori pro-Olimpiadi se non proprio la data del taglio del nastro. È prematuro certo ma il silenzio stuzzica la curiosità dei residenti e non solo.
Per atavico costume e tradizionale riservatezza la gente di montagna non è abituata a scomodare l’autorità costituita per avere pur legittime informazioni ma, a Cortabbio, ci sono cittadini che vorrebbero sapere qualcosa in più e in merito alla nuova strada e gradirebbero che a dargli qualche piccola ma doverosa anticipazione fosse proprio chi hanno votato ai vari livelli.
Siccome tutto tace, tranne che sui giornali, alcuni contribuenti si sono accontentati di chiedere “udienza” al sottoscritto: perché dopo quarant’anni si mette mano ad una tangenziale di 4 km scarsi e al momento giusto, opplà, viene accorciata di qualche centinaio di metri? Guarda caso proprio quelli che più ci interessano!! Con tutte le tasse che nell’attesa abbiamo puntualmente pagato, si son chiesti, adesso, per risolvere definitivamente il problema mancherebbero solo questi Nostri pochi spiccioli? Magari non son proprio bruscolini ma la roba gli rode lo stesso. Vivono la cosa come un’ingiustizia bella e buona e grande così.
La chiacchierata è poi continuata sul come e soprattutto sul cosa si potrebbe fare per impedire che venga snaturato lo skyline del nostro paese se, come si vocifera, si realizzasse una mega rotonda proprio davanti all’unico esercizio pubblico recentemente riaperto a Cortabbio.
Il miei interlocutori si sono fatti scuri in volto quando hanno saputo che per garantire visibilità ai veicoli in transito e fare spazio dove visibilità non c’è si dovrebbero ulteriormente ridurre i già pochi parcheggi pubblici della piazza: si ipotizza inoltre e quasi certamente di abbattere i grandi e secolari platani colpevoli solo di essere forse cresciuti nel “posto sbagliato”.
Tutti a Cortabbio siamo affezionati e legati a quei frondosi monumenti della natura ritratti nelle vecchie cartoline dei tempi andati e che ancora fanno bella mostra di sé proprio in quell’angolo del paese a ridosso della fermata della mitica corriera color-azzurro-intenso, che tutti ricordiamo e abbiamo utilizzato per andare a scuola ma anche recarci in città per le nostre più diverse occupazioni e incombenze.
Abbiamo convenuto che quei platani sono parte integrante della Storia locale e dei ricordi di ognuno di noi: come tali hanno un valore e un significato profondo per la collettività e vanno lasciati campare in pace. Da lì transitano tutti coloro che attraversano la Valsassina e li hanno visti fin da quando si andava a piedi o in bicicletta e dunque sono un po’ anche loro, affettivamente e culturalmente parlando.
Per completa informazione si sappia che gli alberi di alto fusto così imponenti sono tutelati e salvaguardati da specifiche normative nazionali, soprattutto se sono considerati rari esempi di maestosità e longevità e rappresentano un preciso riferimento per quel territorio, oltre che per il comune sentire della popolazione locale che certamente non gradisce il loro abbattimento.
Nell’ultimo quarto di secolo non ho messo il becco in nessuna questione locale ma se gli amici di sempre chiamano, non posso sottrarmi.
Claudio Baruffaldi