LA RIFLESSIONE. VALSASSINA E UNITI: TERRITORI, VIABILITÀ E PAESAGGI MA ANCHE STORIE ED ECONOMIE A RAFFRONTO



Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera sono i quattro “Cantoni” o ambiti del territorio in cui viviamo e meglio conosciamo: ma è proprio così? Partendo dalla mia esperienza personale e rivedendo a ritroso la pellicola della mia vita nell’ultimo mezzo secolo mi rendo conto di quante cose nel fluire degli eventi ho visto cambiare, più o meno consapevolmente.

È infatti necessario fermarsi a riflettere con calma per recuperare e mettere ordinatamente in fila i ricordi di vita vissuta, individuando il fil rouge che lega gli accadimenti che hanno determinato l’evoluzione dell’attuale contesto socioeconomico in Valsassina e dintorni: parto da casa mia che meglio conosco per arrivare ad una panoramica sull’Ambiente anche sociale della nostra Comunità Montana. Molti sono gli evidenti cambiamenti ma vorrei soffermarmi particolarmente su Viabilità, Turismo, Imprenditoria locale e Zootecnia di montagna.

So bene che la piccola Cortabbio, anche se gli sono molto legato, non é l’ombelico del mondo ma quando ci sono arrivato dal Novarese e in pianta stabile nel lontano 1968 era molto diversa e pertanto mi serve da paragone e soprattutto raffronto con analoghe e minuscole realtà locali che ho visto mutare e crescere presidiando al contempo quel territorio che comprende il massiccio delle Grigne ma anche il vasto comprensorio del Legnone fino alle sponde della Riviera, che frequentiamo sempre con piacere e non solo nella stagione della pesca agli agoni.

Mezzo secolo fa la fascia pedemontana di fronte ai nuclei abitati di Primaluna, fino a Cortenova e Taceno, era sostanzialmente costituita da una lunga e ininterrotta prateria vocata alle tradizionali attività agricole ma negli anni successivi cominciò ad accogliere i più spaziosi capannoni industriali destinati alla lavorazione del legno, del ferro e delle flange in particolare: nello stesso contesto temporale e territoriale anche le piccole officine artigiane si sono ritagliate spazio e visibilità specializzandosi nell’altrettanto apprezzata produzione di martelli, tenaglie e altri attrezzi per l’edilizia e il fai-da-te. La cultura del lavoro ha saputo svilupparsi e consolidarsi in mille modi, declinando al meglio manualità e impegno quotidiano.

Discorso un po’ diverso per la piana di Pasturo che, pur ospitando attività imprenditoriali di vario tipo, è riuscita a riservare ampie aree verdi alla residua pratica agricola di fondovalle e dunque anche alla zootecnica: da poche settimane abbiamo infatti assistito alla partenza proprio da quei prati delle bovine dirette verso la transumante monticazione in Val Biandino.

Altre zone industriali si sono sviluppate anche sulla Riviera, a Dervio ma soprattutto nella vasta piana di Colico, dando lavoro e benessere alle popolazioni locali, della Bassa Valtellina e della Val Varrone i cui abitanti si sono in parte trasferiti in questi paesi che possono garantire migliori e più qualificati servizi e dunque maggiori opportunità e una qualità di vita più apprezzabile.

Premana in alta Val Varrone rappresenta l’eccellenza che tutti conosciamo nel campo delle lame per forbici e coltelli, senza però aver trascurato il richiamo e il rapporto con la montagna e le sue tradizioni, qui particolarmente sentite e periodicamente ravvivate con eventi molto partecipati e apprezzati dalle popolazioni vicine e dai turisti in cerca di emozioni.

Avendo ben chiare le tappe e l’evoluzione del settore, finalmente parliamo di Turismo e delle ormai vuote seconde case: siamo sull’Altopiano Valsassinese che nonostante le difficoltà attuali di turismo continua campare, dopo la liquefazione della diffusa villeggiatura estiva proveniente da Brianza e milanese che caratterizzò la Valsassina almeno fino agli anni 80. Lungo il corso del torrente Pioverna, che scorre a ritroso nell’ampia Valpiana, si sono più recentemente realizzate nuove strutture turistiche che convivono con le tradizionali lavorazioni: palestra di roccia, ciclopedonale, maneggi per cavalli, campeggi e aree per la sosta dei camper sono già a disposizione e altre sono in fase di completamento in rinomate località della Valsassina.

Il richiamo turistico del nostro territorio ruota sull’attrattività garantita dalle bellezze paesaggistiche delle montagne di casa ed è sotto gli occhi di tutti come anche gli operatori dei rifugi di montagna e dei numerosi agriturismi ci abbiano messo del loro ampliando l’offerta, garantendo crescente professionalità e una qualificata accoglienza agli affezionati visitatori.

L’anello debole della catena mi pare sia una volta ancora l’abbinata “Cultura e Sociale” che nei bilanci dei nostri comuni fanno sovente la figura della Cenerentola: se mancano soldi, per far quadrare i conti di solito si attinge ai pur magri capitoli di cultura e servizi sociali e questo devo dire è purtroppo prassi consolidata anche nelle città più popolose del Belpaese.

Dopo questa rapida e inevitabilmente lacunosa carrellata è d’obbligo fare riferimento alla viabilità che pur essendo migliorata é ancora problematica soprattutto nei collegamenti indispensabili allo sviluppo socioeconomico in ogni settore che dipenda dal difficoltoso reticolo stradale interno, nelle vallate più periferiche: si pensi ad esempio alla strada che collega la Val Varrone e Pagnona con l’alta Valsassina ma anche l’Altopiano con la Bergamasca, senza però trascurare la Muggiasca con la Taceno-Bellano e la viabilità della Val d’Esino verso il Lago o la stessa Valsassina: per fare qualcosa di migliorativo per le nostre strade, come si vede, c’é solo l’imbarazzo della scelta.

Di questi tempi e non casualmente ci si chiede anche quante altre Olimpiadi serviranno al nostro territorio per completare dignitosamente la rete stradale lungo di fondovalle.

Nonostante il non roseo quadro sommariamente descritto, nel complesso, la qualità della nostra vita negli ultimi 50anni è comunque migliorata grazie all’impegno di cittadini e pubbliche amministrazioni ma se confrontiamo la nostra viabilità locale che poteva essere garanzia di ulteriore sviluppo, con quella della vicina, molto più estesa e strutturata Valtellina c’è da imparare: da noi, infatti, per incentivare la cura e la coltivazione dei boschi ma anche l’agricoltura e la zootecnia di montagna si è puntato principalmente sulle strade agrosilvopastorali, riservate però ai soli mezzi agricoli e a pochi qualificati utilizzatori dotati di robusti e idonei veicoli fuoristrada. Un limite non da poco, pur senza voler dare la stura alla cosiddetta “penetrazione motorizzata del territorio”.

Amministratori pubblici a noi confinanti negli stessi anni, con fondi statali disponibili, in più, si sono dotati di una estesa rete di comode e sicure strade comunali che dal fondovalle possono essere utilizzate da tutti con le normali autovetture, consentendo così agli escursionisti e agli operatori agricoli di avvicinarsi facilmente alle Terre alte, ai rifugi e agli agglomerati di baite vicino agli alpeggi: meteo permettendo, questo utilizzo viene assicurato tutto l’anno e ha incoraggiato molti a tornare o perlomeno avvicinarsi anche per la prima volta all’ambiente montano e dunque non solo in estate, stagione tradizionalmente vocata alla monticazione, alle vacanze e alla vita all’aria aperta. Della serie: compri tre, paghi uno.

In conclusione e divagando fra confronto e raffronto: questa mentalità aperta e operativa unita al saper fare squadra ha certamente favorito e incentivato il Turismo e le altre attività economiche che si praticano in quelle vallate, conosciutissime anche per l’ampiezza dell’offerta enogastronomica, che si integra al meglio con l’agevolata e perciò più favorevole accessibilità a loro territorio.

Claudio Baruffaldi

 

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