LE COMUNITÀ MONTANE COMPIONO 50 ANNI: ANCHE A LIVELLO LOCALE, QUALI PROSPETTIVE PER QUESTI ENTI DIMENTICATI E VILIPESI?



Nel dicembre 1971 nascevano le Comunità montane con la dichiarata finalità di rappresentare e tutelare le specificità della montagna favorendone lo sviluppo, eccetera eccetera. Da allora é passato ormai mezzo secolo e la vita di questi Enti continua ad essere molto travagliata. Alcune Regioni le hanno ridotte di numero o già archiviate da tempo trasformandole in Unioni di comuni mentre altre dopo averle abolite le hanno riesumate, reintrodotte e nuovamente affossate, più volte: in alcuni casi sono state soppresse definitivamente affidando a un Commissario liquidatore il relativo iter di chiusura ma a distanza di anni molte continuano in realtà a esistere e dunque a costare alle tasche dei contribuenti. Un percorso tutto in salita…

Qualche Regione, invece, gli ha delegato alcune funzioni da svolgere e pertanto ne legittimano l’esistenza anche se in vista del 50esimo compleanno si continuano a registrare discussioni sull’opportunità di mantenerle in vita, visto che altri Enti locali territoriali potrebbero tranquillamente subentrare nello svolgimento delle stesse funzioni. Mi riferisco alle Province sempre in cerca di “lavoro da fare” per rafforzare a loro volta il Diritto ad esistere nel modo più dignitoso possibile, dopo le incertezze degli ultimi anni: la lenta agonia della Comunità montane, infatti, assomiglia molto alla infinita e mai conclusa “procedura” sulla abolizione delle Province.

Alla fine, all’italiana, si salveranno tutte e due?

Per quanto riguarda l’accennata delega di funzioni, per cercare di garantire la sopravvivenza delle Comunità montane, anche fra gli attuali amministratori locali serpeggia però un malcelato malcontento perché a fronte del loro indiscusso impegno personale i risultati non si vedono: del resto essendo le Risorse saldamente accentrate a livello nazionale o regionale ben si comprende come debba essere frustrante dover sempre andare a battere cassa “più in alto” per poter salvare la faccia e garantire il dovuto sostegno alle proprie esigenze territoriali. Quella che anche dall’esterno appare come una pietosa “partita di giro” onestamente potrebbe e dovrebbe essere evitata.

Avendo tolto alle CM la possibilità di pianificare autonomamente il futuro del proprio territorio e senza che le stesse dispongano di adeguate e proprie risorse, le si sta condannando all’anossia e a un lento sfinimento che non fa presagire nulla di buono: se ogni volta che l’Ente montano vuole compartecipare alla realizzazione di una infrastruttura deve aspettare che altri facciano pervenire qualche quattrino alle loro casse dissanguate, ben si comprende quanto l’Immagine ne soffra e il Ruolo ancor di più risulta irrimediabilmente appannato. Va detto che la pietosa sceneggiata funziona solo in presenza di una sintona politica con l’Ente superiore: diversamente e ancor peggio, non si racimola nulla.

Se per dare qualche decina di migliaia di euro a questa o a quella iniziativa territoriale promossa in proprio o da altri Enti pubblici la CM deve sempre e comunque aspettare che qualcuno, politicamente vicino, gentilmente gli “regali” un contributo pur di far figurare una minima parvenza di partecipazione all’evento, credo proprio che siamo alla frutta e la cosa mi dispiace per davvero perché ho dato il mio onesto contributo alla causa negli anni buoni di questi Enti territoriali che ormai sono purtroppo solo un lontano ricordo.

Allora si voleva investire sulle CM mentre al giorno d’oggi, tuttalpiù, si attendono annunciate novità legislative che dovrebbero ridisegnare e pertanto rafforzare le competenze di chi, almeno nelle intenzioni, deve valorizzare le potenzialità delle nostre Montagne in ogni loro aspetto e non solo vivere di poco dignitose Elemosine, come purtroppo succede da troppi anni con una ordinaria amministrazione che non serve a nessuno. Cinquant’anni non sono proprio serviti a niente?

Continuando a subire questa imbarazzante situazione gli anni buoni e un ruolo forte non torneranno di certo, ciò a discapito delle attese delle popolazioni delle Terre alte che tante speranze avevano riposto nella nascita delle nostre Comunità montane.

E la Grigna sta a guardare…

Claudio Baruffaldi

Presidente Comunità Montana VVVR (1992-1996)
Già sindaco di Primaluna (1985-1995)

 

 

 

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