Per prepararci alla festa del martirio di Giovanni Battista che celebreremo mercoledì, oggi la liturgia ci propone queste pagine drammatiche. Nella seconda lettura Paolo afferma che: “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta”. Tesoro è la fede, come amicizia con la persona di Gesù.
Vasi di creata siamo invece noi, per dire tutta la nostra fragilità nel custodire questa amicizia. La prima lettura ci parla, nella sua drammaticità, del rischio della fragilità umana di abbandonare la fede, ma anche dell’eroismo di questa madre e dei suoi figli nel rimanervi fedele fino alla morte.
Questa testimonianza commenta meglio di ogni parola ciò che Gesù ci dice nel Vangelo: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l’anima”.
Non che Gesù non avesse a cuore la vita fisica dell’uomo: non avrebbe guarito i malati.
Ma più importante della vita fisica sono l’anima e le ragioni che animano la vita stessa.
Pensiamo a Gesù davanti a Pilato (Gv. cap. 18 e 19): alla sua fermezza, alla fedeltà alla sua missione, alla sua dignità non solo di Figlio di Dio, ma anche di uomo.
È tutto questo che Gesù intende quando dice che l’anima vale più del corpo, che le ragioni del vivere valgono di più della vita stessa.
Queste parole di Gesù rivolte ai discepoli di allora e di sempre e il suo stesso esempio, ci fanno capire come Gesù ci vuole: uomini e discepoli veri, non insipidi.
Ci vuole martiri? Non lo sappiamo perché non conosciamo il nostro domani, ma già da oggi ci vuole uomini e cristiani
autentici, di un eroismo fatto di quotidianità, di silenzio, di nascondimento, forti della fiducia che il Padre ci conosce nell’intimo (perfino i capelli del nostro capo) e ci custodisce più ancora degli uccelli del cielo.
E quante persone vivono così intorno a noi!
Perfino persone che pur non avendo esplicitamente questa fiducia in Dio, non fanno calcolo della propria vita e la donano.
Vergogna, rispetto umano, paura di incomprensioni e divisioni anche nelle nostre stesse famiglie, convenienze… sono tentazioni sempre in agguato per cercare di allontanarci dall’amicizia con Gesù.
Ci sproni e ci sostenga la sua promessa: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio”.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale