Stamattina mi sono svegliata, ho letto le notizie principali e ho pensato a quanto le parole in questi 2 anni abbiano cambiato significato per noi.
La prima notizia che ho letto citava la parola “varianti”: quanto sarebbe bello poter dare un’accezione differente a questa parola?
Differenziare, riformare, trasformare: non sono verbi riconducibili al “variare”?
Eppure ormai “variante” è una parola che spaventa, che blocca, che non permette di vedere altro al di fuori della pandemia e di tutto ciò che comporta.
La stessa parola “positivo”, ci trasporta nella direzione della pandemia.
Come si può uscire da questo “trabocchetto linguistico”?
Come si può superare, almeno per un attimo, la “nuova normalità”?
Credo che la cosa fondamentale sia prima di tutto chiedersi se questa parola, “la normalità”, sia davvero quella a cui vogliamo “tornare”: la tanto auspicata, nominata e attesa “normalità”, la vita del “precovid” è davvero quella che vogliamo?
Non ci ha forse insegnato questa pandemia, volendo pensare in POSITIVO, che molte delle cose del “prima” le davamo per scontate?
Vogliamo davvero tornare a “quella” normalità? O vogliamo respirare, godere della fortuna che abbiamo ad essere in salute, essere grati per il solo fatto di essere qui a parlarne (quasi) serenamente?
Sentirsi Grati per aver compreso l’importanza di alcuni “temi”;
scoprire il valore del “dire” (qualunque sia il linguaggio con cui riusciamo a comunicare);
arrivare all’altro superando le distanze, le barriere, i limiti (imposti e psicologici);
capire quanto sia importante FARE, con Dedizione, Amore e Serietà: questi sono modi differenti di vedere (e non subire) quello che CI sta accadendo e CI ha accomunato in questi anni.
Queste sono le VARIANTI del discorso, un modo alternativo (ma spontaneo e reale) con cui la VITA può essere vissuta.
Se si continua ad aspettare, a subire, ad arrabbiarsi; se ci si ostina a prendere una posizione, a “parlare solo di covid” e tutto ciò che è legato alla pandemia, si appesantisce una fase della nostra vita che credo sia sufficientemente complicata in se stessa, senza che si creino necessariamente polemiche sterili.
Parliamo di altro,
proviamo ad andare Oltre,
a vedere anche la bellezza,
il colore,
la primavera in arrivo.
Ritrovare il Senso nelle cose che facciamo, il sorriso, la gratitudine.
Accettare quel che non possiamo cambiare e cercare di fare quello che possiamo, con i nostri limiti ma anche con i nostri “talenti”.
È quello che auguro a tutti noi, ed è il messaggio che cerchiamo di portare in Rsa ogni giorno.
Un giorno metteremo da parte la parola Corona con accezione negativa, e la useremo solo per ricordare che vogliamo incoronare, come qualche anno fa, l’Ospite che riuscirà a curare al meglio la propria piantina, in primavera.
Buon fine settimana
Dott.ssa Veronica Bonicalzi
Direttore di struttura
Rsa Casa Sant’Antonio