“SPEGNETE IL RISCALDAMENTO”, E TORNA L’IPOTESI DEL NUCLEARE



Mentre i sindaci italiani chiedono il supporto dei cittadini per contenere i costi, la crisi energetica e la dipendenza dell’Italia da altri Paesi (fra i quali la Russia) spinge il governo a valutare nuove soluzioni.

L’appello dei sindaci: “spegnete il riscaldamento”

Mentre il governo decide cosa fare, diversi sindaci italiani hanno promosso iniziative di risparmio energetico e hanno chiesto ai cittadini di moderare l’uso del riscaldamento. Nel Mantovano si procede con lo spegnimento o la riduzione delle luci considerate non strettamente necessarie, a Macerata Feltria verrà spento quasi un lampione ogni due, il Comune di Roma valuta di abbassare di due gradi la temperatura negli uffici pubblici e privati, con la possibilità che la data di spegnimento del riscaldamento venga anticipata di una o due settimane. In generale, tutti i sindaci chiedono la collaborazione dei cittadini per far fronte al caro energia, suggerendo di spegnere o ridurre il riscaldamento quando non necessario.

D’altronde è ancora evidente la fiducia di trader e investitori nel mondo del trading online. L’Italia si guarda intorno per stringere nuovi accordi commerciali e aumentare la produzione energetica nazionale, quindi questa sarà una delle risorse al centro dell’economia 2022. Investire in energia è più allettante che mai le proposte per accelerare l’indipendenza dalle importazioni sono tante, ma non tutte sono “verdi”.

Sette centrali a carbone pronte a riaprire, ma esistono alternative green

Tra le misure più criticate c’è quella che prevede la riapertura di sette centrali a carbone che erano destinate allo spegnimento o alla conversione; di queste cinque fanno capo all’Enel, una al gruppo EP Produzione e una all’azienda A2A Energia. Gli impianti si trovano in Sardegna, nel Lazio, in Puglia, in Liguria, nel Friuli Venezia Giulia e in Veneto. L’ipotesi della riaccensione arriva proprio dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, che in un’informativa alla Camera ha sostenuto che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato.

Nel frattempo vengono approvate alcune opzioni ecosostenibili, come la realizzazione di sei parchi eolici distribuiti tra Puglia, Basilicata e Sardegna. Nel complesso gli impianti assicureranno una potenza pari a 418 MW. In mezzo ai due fronti, c’è chi evidenzia la necessità di diversificare le fonti di produzione. “L’utopia di chi dice che bisogna andare solo con le rinnovabili si è rivelata un fallimento alla prima crisi, questa esperienza insegna che è fondamentale diversificare le fonti energetiche, proprio per evitare di trovarsi nei guai”, suggerisce Francesco Garau, segretario Filctem Sardegna.

Draghi promette il nucleare in Italia entro il 2028

Dopo anni di controversie, torna anche la possibilità di introdurre il nucleare in Italia. “Il primo reattore entro il 2028”, ha annunciato pochi giorni fa Mario Draghi. Ma di cosa si parla esattamente? L’impegno tecnico ed economico è concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, in modo da realizzare reattori commerciali “in grado di fornire energia in modo economico e sostenibile”, spiega il Presidente. Nel dettaglio, il piano prevede la messa in funzione del primo prototipo di reattore nel 2025-2028 grazie ai fondi Euratom pari a oltre 500 milioni di euro. A questo andrebbero comunque affiancate le fonti di energia rinnovabile, attualmente rallentate da procedimenti autorizzativi da svecchiare. Le rinnovabili restano “l’unica strategia fondamentale nel lungo periodo”.

Per quanto riguarda invece l’immediato futuro, il focus va sulla riduzione dei consumi di famiglie e imprese. Nicola Armarol, esperto del CNR e membro dell’Accademia nazionale delle Scienze, delinea con precisione quali sono le priorità che il governo dovrebbe seguire: prima la riduzione dei consumi, poi l’avviamento di nuovi impianti di energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico e geotermico), infine la decarbonizzazione del sistema energetico con data indicativa il 2050.

Il governo sembra intenzionato a seguire proprio questa strategia di azioni, a partire dalla riduzione dei consumi energetici e l’aumento della produzione interna di energia. Con i prezzi del gas alle stelle, è l’unica soluzione per non far ricadere sulle famiglie italiane le conseguenze delle sanzioni alla Russia.

 

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