DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DI LAZZARO



C’è una parola di Gesù che fa da cornice a questo Vangelo che ci narra la risurrezione di Lazzaro: all’inizio: “perché il Figlio di Dio venga glorificato”, alla fine: “perché credano che Tu mi hai mandato”. E’ il tema di tutti questi Vangeli quaresimali, ed è stata anche la loro conclusione, a volte a volte di adesione a Gesù, a volte di drammatica avversione a Lui: così anche oggi in cui molti cedettero in Lui, ma altri decisero di ucciderlo.

Non basta il miracolo per suscitare la fede, occorre avere il cuore puro, non inquinato da pregiudizi: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

Anche se il più piccolo dei miracoli operati da Gesù è assolutamente al di fuori della nostra portata, quello di oggi ci appare come il miracolo più grande; eppure il Vangelo non si sofferma a mettere in evidenza la sensazionalità del miracolo, ma il senso che ce ne dà Gesù, che lo riporta sempre sul piano della fede nella sua persona, come nel colloquio con Marta:

“Io sono la risurrezione e la vita, credi tu questo?”

“Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, venuto in questo mondo”.

Se ci fermassimo al miracolo materiale, non avrebbe senso questo nostro ritrovarci: non siamo morti come Lazzaro, e anche lui, del resto, è tornato in vita ma per morire ancora.

Se invece questo miracolo è anch’esso un segno della divinità di Gesù e del suo essere l’inviato e il rivelatore del Padre, allora tutto questo ha valore anche per noi.

Alcune domeniche fa abbiamo sentito Gesù affermare: “Solo se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”, e oggi ordina: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.

La risurrezione di Lazzaro è il segno di questo potere di Gesù di renderci liberi: liberi da tutto ciò che magari sembra vita, ma che in realtà ci tiene legati, come i nostri rancori non superati, le nostre soddisfazioni effimere e ingannevoli, le nostre occupazioni quando non ci permettono di vedere un oltre.

E’ perché Gesù è il Figlio di Dio, che quel giorno potè ordinare “Scioglietelo e lasciatelo andare” e Lazzaro risuscitò; e che anche oggi può dire alla sua Chiesa “Perdonate e io perdonerò dal cielo”, e la sua parola davvero ci perdona, ci libera, ci ridà vita.

A questo modo la risurrezione di Lazzaro diventa per tutti un invito ad accogliere quella parola di risurrezione e di vita che ancora oggi Gesù vuole gridare davanti alla tomba del mondo (fatta di guerre, di ingiustizie, di miserie) e alla tomba di ciascuno (fatta di egoismi, di rancori e di divisioni):

“Vieni fuori”.

Lo sapremo udire davvero?


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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