L’ambiente e il turismo della Valsassina non possono ringraziare gli amministratori pubblici. Siete sicuri di quel che fate?
Ho letto con interesse su ValsassinaNews il puntuale aggiornamento sulle nuove edificazioni che in Valsassina sembrano dietro l’angolo: nuove strade sui versanti della valle ma anche un ipermercato e nuovi ingombranti capannoni faranno presto “capolino” tra i fiori e i pochi fili d’erba rimasti a lato della strada provinciale e nei pressi di altri centri abitati che proprio non ne hanno bisogno e tantomeno gli sono indispensabili, in un’ottica di salvaguardia ambientale che si meriti questo nome.
Evidentemente si vuole andare in un’altra direzione. Così facendo, presto, vedremo anche da noi quel che si vede da altre parti a lato delle strade a maggior scorrimento e cioè file di negozi, supermercati e megastore cresciuti come funghi e che oggi faticano ad esistere ma che resteranno per sempre lì “in bella vista”?
Prima o poi qualcuno ci spiegherà perché Regione Lombardia, con una mano istituisce un’area protetta e con l’altra consente che poco alla volta venga circondata da costruzioni gravemente impattanti che modificano definitivamente la natura dei luoghi? Gli aspetti formali e procedurali saranno certamente rispettati ma parlavo di SCELTE POLITICHE!
Si ha l’impressione che a motivare queste decisioni, non certo lungimiranti, in una Valsassina che all’esterno comunque sbandiera come sua attrattiva turistica il Parco Regionale della Grigna, emblema dell’integrità del suo territorio di montagna e che invece viene poi viene aggredito a macchia di leopardo, siano scelte che sembrano ispirate più a soddisfare non meglio precisate esigenze locali piuttosto che una visione d’insieme. Evidentemente non interessa a chi pianta sbiadite bandierine politiche pro domo sua e dunque fine a stesse, cioè alla ricerca di un residuo consenso politico fra i pochi che ancora vanno a votare anche in Valsassina.
Capisco l’esigenza di fare girare l’economia, ma se per farlo e come ho già detto ci si “appoggia” sempre e comunque alla palanca pubblica direi che é troppo facile e certamente siamo in mano a gente che forse farebbe meglio a rivolgersi ad altra attività visti gli insuccessi che ha già collezionato: non l’ha infatti ordinato il dottore di fare intrapresa se uno proprio non ce la fa con i mezzi propri. Certamente ci sarà una compartecipazione della parte privata in queste operazioni ma il ruolo dell’amministrazione pubblica risulta preponderante, soprattutto nella predisposizione degli atti formali di pianificazione territoriale che consentono di procedere anche in modo così estemporaneo. Almeno la politica dovrebbe saper fare di meglio rispetto al privato che pensa solo al suo immediato tornaconto.
Quello che inoltre mi ha colpito é la proposta di togliere il vincolo del PAI sulla piana di Pasturo che senz’altro agevola queste nuove edificazioni di cui si parla nel più recente articolo di ValsassinaNews: nei primi anni novanta venne edificato il ponte davanti alla attuale sede della Comunità Montana a Prato Buscante ma poi, alcuni anni dopo, venne rialzato di un metro per facilitare il deflusso delle acque in caso di piena o peggio di alluvioni. Stesso adeguamento, verso l’alto o in alveo, è stato riservato anche agli altri ponti della piana fino al ponte di Chiuso vicino allo stabilimento Cademartori.
Formalmente sembra tutto a posto, ma mi pare che una volta ancora si stiano facendo i conti senza l’oste e mi riferisco alla imprevedibilità della natura che ha dato segni della sua forza ciclica e incontrollabile anche recentemente con le non dimenticate alluvioni a Premana, Casargo e Primaluna.
Siete sicuri di quel che fate?
In più. Sulla ciclopedonale che scorre nella Piana di Pasturo non si può non costatare come questa per raggiungere la sede della C.M., invece di passare su un vicino ponte realizzato con soldi pubblici, transiti ancora oggi su un ponte di proprietà privata e anche questo la dice lunga sulla disponibilità di chi a suo tempo ha negato il passaggio su terreni privati al fine di realizzare una struttura che rappresenta l’ossatura dell’accesso ciclabile e turistico a tutto il fondovalle, da Barzio a Taceno. Per non perdere tempo e soldi si trovò questa soluzione che consentì di proseguire con i lavori e la pista si fece comunque. A me sembrano cose semplici da “vedere” ma la risposta anche allora fu negativa. E il turismo non ringrazia.
Forse alcuni di loro non credevano nella bontà dell’iniziativa e subito non ci videro un tornaconto ma oggi, avessero fatto la scelta giusta, su quei terreni avrebbero potuto edificare un elegante chiosco bar, poco impattante con l’ambiente ma senz’altro utile e al servizio dei frequentatori della pista. Iniziativa questa pure redditizia dal punto di vista economico. Invece no e sempre no, alle cose utili a tutti e a poco prezzo per la natura, nei bei luoghi della Valsassina ormai così vilipesi e non solo sul fondovalle.
Tutela del territorio? Speriamo non sia troppo tardi!
Lettera firmata