C’è una parola che emerge nel Vangelo di oggi e che ritornerà altre volte nel proseguimento di questo vangelo: “Ma io vi dico”. Emerge anzitutto l’autorevolezza di Gesù che, benché fosse rispettoso e osservante della legge antica, si propone come padrone della legge e fondatore di una legge nuova. Scribi e farisei capiranno bene che questo suo essere padrone della legge equivaleva ad affermare di essere come Dio, e di questo lo accuseranno. Gesù dirà: “Non sono venuto per abolire la legge, ma per portarla a compimento”.
Dicendo: “Ma io vi dico”, Gesù opera il cambiamento dalla legge antica alla nuova; passaggio che non consiste nell’abolizione del vecchio, ma in un suo approfondimento, talmente grande da costituire una novità.
Ciò che Gesù chiede ai suoi discepoli non è solo un rispetto formale della legge di Dio, ma una adesione profonda, che arrivi a far proprio lo spirito della legge.
Gesù non ci chiede soltanto di non uccidere materialmente, ma anche di non farlo né con le parole, né con il pensiero.
E’ questo l’atteggiamento per essere uomini di pace come ci vuole Gesù, capaci di fare il primo passo verso l’altro, anche se fosse lui ad avere qualcosa contro di noi.
Ed è questo l’’atteggiamento che ci domanda anche quando ci presentiamo davanti a Lui: “Lascia lì la tua offerta davanti all’altare; prima va’ a fare pace con il tuo fratello.
Civilmente sei perseguibile per i gesti che compi, non per i pensieri o i propositi che hai; ma Gesù esige una giustizia che inizia dal cuore e dai propositi dell’uomo.
Già se dovessimo intendere alla lettera il Vangelo di oggi, quale distanza fra ciò che chiede Gesù e il nostro modo abituale di esprimerci!
Se le parole hanno un significato, inizia dalle parole il rispetto per l’altra persona.
Davanti ad un certo linguaggio si dice: “Che male c’è? Mica lo dico per offendere”.
Sarà anche vero che non si vuole offendere, ma quello che certamente manca sono la gentilezza e il rispetto.
Anche nella drammatica vicenda della guerra in Ucraina, non si poteva dire la verità con parole meno offensive, e questo non avrebbe meglio favorito la pace?
Gentilezza e rispetto non contraddicono la verità, ma l’insulto, e questo non può essere il primo passo per costruire la pace.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale