BARZIO – Bobbio si prepara all’inverno e già pensa all’estate. Nella località sciistica barziese è terminata la fase di movimento terra e scavo, ora si ripristina l’area di cantiere e si gettano i semi che in poche settimane riporteranno il verde tra i Piani.
Sono al giro di boa gli interventi che questa estate, decisamente impattanti alla vista, hanno fatto sorgere parecchi interrogativi. Con un sopralluogo accompagnati dall’amministratore delegato di Itb – Imprese turistiche barziesi Massimo Fossati abbiamo provato a scogliere i vari dubbi. Innanzitutto va detto che non si è trattato di un unico cantiere, bensì di quattro progetti distinti, e che per una serie di concomitanze, non ultimi i ritardi imposti dalla pandemia, si sono concentrati nello stesso periodo.
Il più noto è la posa della Nuova Ongania, seggiovia quadriposto che insieme a Fortino e Orscellera sarà porta d’accesso alle piste per gli sciatori. Attualmente gli operai – tutti dipendenti Itb, coadiuvati da un tecnico specialista della azienda fornitrice dell’impianto – stanno assemblando i componenti dei dodici pali. Sarà poi un elicottero, a breve, a posarli sul tracciato con una precisione millimetrica.
Intervento atteso da tempo è l’estensione dell’impianto per l’innevamento programmato Pesciola-Ongania-Orscellera. E se la pista Pesciola è la più fortunata, perché risparmiata dai raggi più caldi del Sole tanto da poter conservare a lungo la prima neve, lo stesso non vale per lo zucco Orscellera dove i cannoni sono imprescindibili.
Sulla stessa area si è intervenuti per rimodellare la pista, migliorando inclinazione e visibilità. È l’area che in questi mesi è stata costellata da cumuli di terra. La spiegazione la dà lo stesso amministratore: “La terra a Bobbio è preziosa, ce n’è poca, è stata quindi messa da parte per poi essere di nuovo distribuita. Si sarebbe potuta spandere già un mese fa ma abbiamo atteso fino all’ultimo per evitare che i temporali estivi la trascinassero a valle”. Col senno di poi la siccità ha portato ben poca acqua, non solo a Bobbio. Ora sono le escavatrici a rimettere la terra al proprio posto, e sopra di essa si semina il prato.
Infine l’ampliamento del laghetto di accumulo per l’acqua da usarsi per l’innevamento programmato. I lavori per portare da 30mila a 89mila metricubi il bacino erano autorizzati già prima dell’emergenza sanitaria. Il laghetto raccoglie acqua piovana che una volta trasformata in neve artificiale andrà a sciogliersi disperdendosi nel terreno, “e senza nessun additivo chimico” sottolinea Fossati. “È un metodo statunitense che – semplificando – permette di creare fiocchi di neve più grossi ma in Italia è vietato nel modo più assoluto, al contrario è autorizzato in Svizzera. Non c’è quindi alcun rischio quando l’acqua penetra nel terreno ed entra nella falda”.
“Con questi interventi possiamo dire di aver raggiunto il culmine di trent’anni di investimenti ai Piani di Bobbio – spiega l’amministratore delegato -, sacrifici che ci hanno permesso di mantenere il comprensorio al passo coi tempi. La sostituzione degli skilift con seggiovie, oltre ad avere ridotto di due il numero degli impianti, ci ha garantito di sfruttare al meglio l’area sciabile senza allargare di un centimetro il perimetro storicamente dedicato all’attività sportiva”. Nella stessa direzione la volontà di interrare la linea elettrica, negli ultimi anni infatti sono stati smantellati i pali, ostacoli ben noti a generazioni di sciatori.
Questo per quanto riguarda l’inverno, perché la destagionalizzazione dei Piani di Bobbio non è più rimandabile. Il cambiamento climatico è realtà e l’avanzata inesorabile del bosco, in quote un tempo brulle, è lì a dimostrarlo. A Bobbio l’esempio lampante è il tracciato della vecchia seggiovia Orscellera, già ampiamente occupato dagli alberi.
“Il parco ludico ci sta rendendo orgogliosi – le parole di Fossati -, è stato un successo in questa prima estate e una volta completato non avremo niente da invidiare a località più rinomate”. Ma le idee per il turismo oltre lo sci non si fermano qui: i Piani di Bobbio come attrattività per il trekking non sono in discussione; per il futuro si guarda alle mountain bike e al down hill. “L’area tra l’Orscellera e il laghetto (nella foto in basso) sarebbe perfetta per le bici perché non è frequentata da chi passeggia: c’è spazio per percorsi di diverse difficoltà e anche la seggiovia si presta già al trasporto delle biciclette”.
Inevitabile un cenno alla crisi internazionale e ai rincari dei costi della vita per le famiglie. “Lo sci è un’attività di lusso, non possiamo certo pretendere – e qui è il Fossati presidente Anef Lombardia che parla – che il pubblico ci sostenga perché ora la priorità va data ai beni di prima necessità. Dal momento però che una buona percentuale di lombardi va a sciare in altre regioni, il nostro settore dovrà mostrarsi capace di collaborare per trattenere quella fetta di mercato”.
Cesare Canepari