“LA SCUOLA NEL SILENZIO DEI PARTITI”. È il titolo dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di oggi.
Come non essere d’accordo.
Spesso ho scritto che la SCUOLA e soprattutto l’ISTRUZIONE TECNICA, che sarebbe una leva strategica per contribuire a generare una crescita economica e occupazionale (non precaria) sostenibile e in tempi brevi, non sono da lungo tempo nell’agenda della politica italiana.
Contrariamente a quello che succede negli altri paesi, sia quelli evoluti che quelli in via di sviluppo.
Solo un nuovo rappresentante di un partito politico, in campo per la competizione elettorale, da qualche giorno insiste sull’importanza dell’ISTRUZIONE.
Leggiamo però molti slogan, frasi fatte, parole messe assieme per assonanza fonica, ma nessuna logica e quindi nessuna idea concreta su quale SCUOLA serva al nostro Paese e cosa fare per realizzarla.
Non si può costruire il FUTURO del Paese senza coinvolgere la SCUOLA.
Coloro che dovrebbero occuparsi di queste cose non ne hanno le competenze.
Purtroppo, se da un lato chi si candida a governarci dovrebbe avere il DOVERE di possedere le giuste competenze per farlo- e quelle per occuparsi della SCUOLA sarebbero prioritarie – noi poveri cittadini non abbiamo invece e non possiamo esercitare il DIRITTO di essere governati da persone in possesso delle competenze necessarie per risolvere i problemi del Paese.
Galli della Loggia sintetizza molto bene la CRISI DEL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE e indica che la SCUOLA ITALIANA va profondamente riorganizzata.
Per riorganizzarla serve innanzitutto una VISIONE DI PAESE: cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare? E quindi una VISIONE DI SCUOLA: di quale SCUOLA ha bisogno il nostro Paese?
Avremmo bisogno di organizzare gli STATI GENERALI DELLA SCUOLA, consentendo a tutti i portatori di interessi collettivi di iniziare a parlarne.
E per l’ISTRUZIONE TECNICA (E PROFESSIONALE) in tutte le sue sfaccettature, servirebbe un “EVENTO A CERNOBBIO”, sul formato del Focus sull’economia.
Quando in Germania il governo tedesco, negli anni Sessanta, ha progettato il famoso MODELLO DUALE, lo hanno fatto con gli STATI GENERALI di allora, con il coinvolgimento degli interessi collettivi di quel paese, e con il Focus sulla formazione professionale (dal basso all’alto livello) necessaria a sostenere il piano di crescita e sviluppo del paese.
E quel modello ha funzionato e regge ancora.
Prendere spunti dagli altri è una forma di apprendimento.
Valerio Ricciardelli