Credo di essere diventato un “cacciatore” di passerotti. Ho usato le virgolette perché non ho nessuna intenzione di catturarli ma, con la stessa intensità di un cacciatore nei confronti della sua preda, desidero vederli da vicino. Mi pare che ce ne siano così pochi in giro. Ricordo tempi in cui insieme alle rondini ne vedevo tantissimi. Se mi capitava di sedermi su una panchina o in qualsiasi luogo all’aperto se ne presentavano sempre diversi accanto a me. Da qualche anno mi sembra di vedere solo corvi. Anche qui in valle ce ne sono tantissimi, si alzano in cielo e facendo un gran caos si spostano da un punto all’altro dell’altopiano a sfondo Grigna e Grignetta. Da quando ho visto il dipinto “campo di grano con volo di corvi” mi guardo bene dal pensare che se non ci fossero sarebbe meglio anche se ho nostalgia del volo delle rondini e dei passeri.
Forse è per questi “strani” pensieri, che ogni tanto mi ritrovo addosso, che mi ha colpito nel brano di vangelo di questa domenica il fatto che tra i tanti tipi di “uccelli del cielo” che Gesù poteva citare è andato a prendere i corvi.
Chissà se aveva i miei gusti Gesù, chissà se gli è capitato qualche volta di distinguere tra “uccellacci e uccellini”. Domande forse inutili resta il fatto, per me, che questa volta ascolto il brano del vangelo in un modo diverso. Dio nutre i corvi, non solo i passeri, gli usignoli, le allodole, le rondini. Dio nutre anche i corvi. Brutti, non sanno cantare, combinano tanti guai, sembrano sgraziati, più che uno stormo quando volano insieme richiamano una gang di malintenzionati. Eppure Dio si prende cura anche di loro.
Mi pare che non sia semplicemente annunciata da Gesù la verità di Dio che provvede ma anche la sottolineatura che la sua provvidenza riguarda ogni creatura e in particolare ogni uomo a prescindere dal suo esserne meritevole oppure no. Non solo della provvidenza ma di una provvidenza misericordiosa.
Al centro del brano c’è l’invito a non preoccuparsi al punto di entrare in ansia, di affannarsi per il cibo e il vestito. Gesù sa benissimo che per qualcuno è inevitabile. I poveri come possono non preoccuparsi? Gesù aveva chiesto ai discepoli di preoccuparsi della fame della folla e di prendersene cura, diventando provvidenza per tutti. Dopo le parole lette oggi, Luca riporta queste parole di Gesù: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. Il “non preoccupatevi…non state in ansia” deve essere allora inteso bene. Gesù vuole che venga messa al centro delle nostre attenzioni e preoccupazioni la vita intera e il senso che le diamo. La vita è bella e vera non per quello che abbiamo, non per i traguardi che raggiungiamo, la gloria e il successo che guadagniamo. La vita è bella e vera se riconosciuta come un dono, se ci preoccupiamo che sia così per tutti. Vale la pena preoccuparsi, come fa Dio, che a tutti sia offerto ciò che rende la vita bella, dignitosa, vissuta come figli che si riconoscono amati, fratelli che si sanno amare vicendevolmente. Ciò che poi rende la vita straordinaria è che diventi segno del Regno se vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, amore provvidente e misericordioso offerto a tutti siano “uccellacci o uccellini”.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo