ROMA – Comuni e le Province che hanno ricevuto maggiori fondi del Pnrr rischiano di essere i più colpiti dalla spending review del governo.
La bozza di decreto ministeriale sul tavolo di Giancarlo Giorgetti ha fatto arrabbiare l’Anci e l’Upi che parlano di tagli “irragionevoli” e “assurdi”. E anche il ministro Raffaele Fitto, che ha la delega al Piano nazionale, non l’ha presa bene.
La legge di bilancio varata sei mesi fa, infatti, aveva chiesto un contributo alla finanza pubblica agli enti locali di 250 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028 (1,25 miliardi complessivi): 200 milioni a carico dei Comuni e 50 per le Province. Il riparto di questi soldi sarebbe dovuto arrivare entro marzo, ma è stato perfezionato dal ministero dell’Economia in questi giorni, in piena campagna elettorale per le europee con un rischio boomerang per il governo, come già successo con il Redditometro.
La bozza di Giorgetti si applica a 6.838 comuni, 78 province, 13 città metropolitane; restano esclusi gli enti in dissesto, quelli in procedura di riequilibrio e quelli che hanno firmato un accordo per il ripiano del disavanzo e il rilancio degli investimenti come Torino, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Il taglio agli enti locali è calcolato per il 50% sulla spesa corrente e per il restante 50% “in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del Pnrr”.
“I tagli saranno più pesanti per chi avrà costruito più asili nido, avrà acquistato più autobus elettrici o avrà realizzato più parchi pubblici: tutti investimenti che per poter funzionare richiederanno maggiore spesa corrente”, sottolinea il presidente dell’Anci Antonio Decaro.
“Le modalità con le quali il Mef intende applicare ai Comuni la spending review – aggiunge Decaro – prevista dalla legge di bilancio aggravano tutte le nostre peggiori preoccupazioni. Ci aspettavamo una proposta molto diversa, anche se avevamo già lanciato l’allarme e ora dobbiamo confermarlo: con una decisione paradossale e irragionevole il governo intende tagliare le risorse di parte corrente penalizzando fortemente i Comuni che hanno ricevuto i finanziamenti del Pnrr e sono impegnati nella realizzazione delle opere pubbliche. Come avevamo segnalato con una lettera inviata insieme all’Upi a tutti i ministri interessati – aggiunge il presidente dell’Anci – sta prevalendo un’interpretazione delle norme di bilancio che ci pare assurda, contraddittoria con lo spirito e le finalità del Pnrr e soprattutto densa di gravissime conseguenze per la gestione delle opere pubbliche tanto attese dai cittadini. Ritorna la volontà di scoraggiare la piena riuscita degli obiettivi del Pnrr, almeno per la parte di competenza dei sindaci”.
“Il taglio previsto per gli enti locali è di 250 milioni quest’anno, prima tranche di 1 miliardo e 250 milioni fino al 2028, ed è già un duro colpo per tutte le amministrazioni locali che si stavano appena riprendendo dagli anni difficili dell’austerity – spiega Decaro – ma la cosa più grave è che il Mef vuole ripartire questo taglio colpendo i Comuni in misura direttamente proporzionale ai finanziamenti Pnrr che hanno ricevuto per gli investimenti. Col risultato che i tagli saranno più pesanti per chi avrà costruito più asili nido, avrà aperto più case-famiglia, avrà acquistato più autobus elettrici o avrà realizzato più parchi pubblici: tutti investimenti che naturalmente, per poter funzionare, richiederanno ai Comuni maggiore spesa corrente per esempio per le manutenzioni e per l’assunzione degli educatori da impiegare negli asili nido. Invitiamo tutto il governo a ripensarci prima che sia troppo tardi – conclude Decaro – Sarebbe una beffa per i cittadini, se dopo aver realizzato le opere pubbliche attese per anni i Comuni fossero costretti ad abbandonarle perché messi nell’impossibilità di gestirle”.