COSA SIGNIFICA LA TECNICA DELLA “CORDA CORTA” IN ALPINISMO? LO SPIEGANO GLI ISTRUTTORI



Chi frequenta la montagna ha sentito parlare almeno una volta di “progressione in corda corta“. Ma cosa significa? Di che tecnica si tratta e come viene utilizzata dalle Guide alpine? Lo spiegano gli istruttori Guide alpine Gianni Canale, presidente Collegio Guide alpine del Trentino, e Cesare Cesa Bianchi, che è stato per 15 anni presidente della Commissione Tecnica Nazionale delle Guide alpine italiane e direttore dei corsi Guida.

La corda corta in alpinismo è una tecnica utilizzata per muoversi in cordata su terreni esposti con un ritmo costante, sicuro e veloce. È la corda stessa che lega i componenti della cordata l’uno con l’altro, a distanza ravvicinata (da qui il termine “corda corta”) facilitando anche la comunicazione e l’agilità della progressione. Richiede tuttavia grande attenzione e un considerevole bagaglio di esperienza che i professionisti come le Guide alpine possono garantire.

“La corda corta è una tecnica di progressione simultanea della cordata su diversi terreni – spiega Gianni Canale – in alta montagna, sulle salite facili di roccia in Dolomiti o di rientro delle vie alpinistiche, nello scialpinismo tecnico e su ghiacciaio. È complessa e possibile solo se praticata da chi ne ha grande esperienza”.

“È una delle tecniche simbolo delle Guide alpine – incalza Cesa Bianchi – e c’è una grande differenza rispetto alla progressione in contemporanea che solitamente si fa in cordata tra amici di pari livello, perché c’è una persona più esperta, la Guida, a cui gli altri si affidano”.

Per una Guida alpina la corda corta è una tecnica, è un modo di procedere dove ci sono guida e cliente sempre e comunque legati. “Ci sono due metodi per applicare questa tecnica – spiega Canale -, nel primo la Guida è legata ad un capo della corda; nell’altro la Guida procede con la corda nello zaino. Poi esistono diverse varianti in relazione al terreno di lavoro. La corda corta garantisce maggior velocità, anche laddove risulta difficile proteggersi, riducendo potenziali pericoli derivanti dal tempo trascorso in parete ed evitando possibili bivacchi o progressioni notturne. Inoltre, in corda corta si limita notevolmente la caduta di sassi dovuta al movimento della corda e viene garantita una costante comunicazione con il cliente (vista e udito)”.

“Quando si procede in corda corta, la Guida deve costantemente cercare di bilanciare sicurezza e velocità di progressione – conclude Canale -, deve valutare in anticipo e in modo continuo gli effetti di potenziali scivolate e le dovute misure di protezione. Serve quindi una grande capacità di adattamento, alle condizioni e al tipo di terreno, sapendo che il comfort del cliente equivale alla sicurezza della cordata. Per saper fare tutte queste valutazione, correzioni e adattamenti in pochi secondi servono molti anni di esperienza svolgendo questa attività: la Guida alpina”.

Per questo motivo, anche le Guide mantengono costantemente aggiornato il livello tecnico. “Negli anni, la tecnica si è evoluta – spiega Cesa Bianchi -, per questo la corda corta è sempre all’ordine del giorno nei corsi di formazione delle Guide e negli incontri tecnici a livello internazionale”.

Approfondimenti Tecnici (a cura del Collegio delle Guide Alpine del Trentino)

La progressione in corda corta si basa su quattro pilastri fondamentali, tutti di uguale importanza. La mancanza di uno solo può compromettere l’intero sistema:

  • Buona tecnica individuale di arrampicata, in particolare tutte le abilità tecniche legate a stare in equilibrio statico e dinamico sui piedi con e senza l’appoggio di una mano;

  • Lettura del terreno, in particolare della microtraccia, scegliendo in base al miglior bilanciamento possibile tra facile e protetto come caratteristiche di lettura del terreno;

  • Comunicazione continua con il cliente;

  • Uso appropriato ed efficace della corda.

In funzione della difficoltà del terreno, la Guida sceglie tra progressione simultanea o progressione isola-isola.

Nella progressione simultanea la Guida e il cliente si muovono assieme a una distanza ravvicinata (indicativamente 1,2-1,5 metri dal punto in cui la guida tiene la corda che va al cliente; su su terreno innevato con ramponi ai piedi questa distanza deve essere leggermente aumentata). La Guida si comporta come un ancoraggio mobile e deve aver ben chiaro che la propria situazione di equilibrio deve garantire contemporaneamente la propria stabilità di progressione e una eventuale trattenuta del cliente. Quando non è più in grado di farlo, la Guida deve interrompere la progressione simultanea e passare a una progressione Isola-Isola.

Nella progressione isola-isola, la Guida ferma il cliente, anche senza assicurarlo, in un punto “sicuro” (es: cengia ampia, cresta a cavalcioni, fenditura tra blocchi, piazzola scavata nella neve), percorre senza farsi assicurare la sezione più difficile , raggiunge un punto “sicuro” e si fa raggiungere dal cliente assicurandolo. La sezione dove la Guida si muove da sola può essere percorsa sia lasciando la corda filata accanto al cliente, sia facendo correre in mano la corda del magazzino mentre vendita. La scelta dipende dalle valutazioni della Guida in funzione sia dell’esposizione del punto di sosta, sia del cliente e del suo stato psico-fisico, sia della difficoltà tecnica del tratto da percorrere.
Più la Guida si allontana dal cliente e\o più il tratto percorso è ripido, e quindi maggiore è il carico in caso di scivolata del cliente, maggiore deve essere l’affidabilità della tecnica di assicurazione scelta (la Guida come ancoraggio con la corda tesa in mano, assicurazione a spalla, assicurazione al bacino veloce o con mezzo barcaiolo all’anello dell’imbrago oppure utilizzando la montagna su spuntone o su una protezione o ancoraggi già presenti in loco).

La progressione simultanea del cliente può avvenire in altri due modi: la conserva lunga con protezioni veloci e/o naturali e tibloc e progressione su ghiacciaio.

Nella conserva lunga la Guida procede a corda tesa contemporaneamente al cliente a una distanza tale da poter mantenere la comunicazione con il cliente, scelta in base alle condizioni ambientali e morfologiche del luogo. Nella progressione in conserva lunga il terreno offre buone protezioni naturali (spuntoni) o artificiali (tasselli meccanici o protezioni veloci: friends e dadi su terreno roccioso, chiodi da ghiaccio su terreno ghiacciato), la roccia è solida o comunque gelata e la corda non può muovere sassi. Il terreno presenta brevi risalti ripidi che si possono proteggere prima e dopo, sufficientemente articolati. In questo tipo di progressione simultanea, la Guida e, soprattutto, il cliente deve avere un ampio margine tecnico rispetto alla difficoltà del terreno. Entrambi devono possedere una buona preparazione fisica vista la continuità di movimento.

Nella progressione su ghiacciaio il terreno è poco ripido e poco esposto, omogeneo per lunghi tratti. La progressione è legata quasi esclusivamente a un uso dei piedi e non richiede l’uso della piccozza per progredire se non occasionalmente per appoggiarsi, spingersi; una perdita di equilibrio si traduce in una scivolata (quasi mai in una caduta) che, se non arrestata, può trasformarsi in rotolamento ed eventuale successiva caduta. Il pericolo maggiore è rappresentato dalla caduta in crepaccio (collasso di un ponte), questo comporta non più un carico statico ma dinamico.

In generale, la corda corta viene utilizzata su itinerari di modesta difficoltà tecnica (massimo III+ UIAA) dove il terreno presenta brevi risalti intervallati da cenge oppure dove l’itinerario ha uno sviluppo lungo e la velocità di progressione è importante anche per la sicurezza della cordata . Nello specifico garantisce maggior velocità, anche su un terreno dove risulta difficile proteggersi, riducendo quindi il tempo in parete ed evitando possibili bivacchi o progressione notturna. Tutto questo riduce i potenziali pericoli. Inoltre, in corda corta si limita notevolmente la caduta di sassi dovuta al movimento della corda e viene garantita una costante comunicazione con il cliente (vista e udito).

È una tecnica riservata a professionisti molto esperti come le Guide alpine, perché comporta comunque dei rischi che bisogna saper gestire. I principali pericoli sono la perdita di equilibrio e/o scivolata che, se non arrestata, può trasformarsi in rotolamento ed eventuale successiva caduta dell’intera cordata, e la caduta di sassi dall’alto. È una tecnica complessa e basata sull’accumulo di esperienza, in cui la Guida deve cercare il miglior bilanciamento possibile tra la sicurezza e la velocità di progressione, deve valutare in anticipo e in modo continuo se una scivolata del cliente rimane tale o si trasforma rapidamente in una caduta e attuare le dovute misure di protezione. Serve quindi una grande capacità di adattamento, curando la scelta della microtraccia e bilanciando difficoltà tecniche ed esposizione del terreno sapendo che il comfort del cliente equivale alla sicurezza della cordata. Serve inoltre una grande esperienza e conoscenza nella gestione della corda da adattare ai diversi tipi di terreno. I vari metodi di utilizzo della corda cambiano molto in relazione alla tipologia di terreno (roccia, neve o misto).

Per saper fare tutte queste valutazione, correzioni e adattamenti in pochi secondi servono molti anni di esperienza che soltanto una Guida alpina può avere.

I "SONDAGGI" DI VALSASSINANEWS

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