MORTE A CASSINA. SE QUESTO È UN KILLER: QUANTI DUBBI SULLA COLPEVOLEZZA DI CORRADO PAROLI



CASSINA VALSASSINA – Partiamo dai dati di fatto: Corrado Paroli, 48 anni di Primaluna, è in carcere e su di lui pende l’accusa di omicidio aggravato della madre 73enne Margherita Colombo. Secondo gli inquirenti “morte causata da un’azione cosciente e volontaria del figlio” e nelle ultime ore si aggiungono le voci di una sorta di “confessione” dell’operaio della Norda, che avrebbe detto a un medico del ‘Manzoni’ di avere ucciso la mamma non sopportandone più il carattere.

Insomma, come nei peggiori film gialli, siamo al punto nel quale tutto pare convergere sulla colpevolezza del Paroli al quale, con imputazioni del genere, una condanna all’ergastolo non la toglierebbe nessuno. E come nelle stesse pellicole, quasi sempre a questo punto della narrazione avviene qualcosa che inizia a mettere in dubbio tante certezze (o quantomeno indizi) a carico dell’accusato, è l’ambiente valsassinese unitamente alle conoscenze del presunto assassino ad aprire delle crepe nelle granitiche convinzioni contro questo personaggio quantomeno sfortunato.

Il lavoro di un giornale locale è (anche) quello di “indagare” – certo non alla stregua di chi lo fa per conto della giustizia ufficiale – su questioni che colpiscono così profondamente l’opinione pubblica del posto. E VN, nel caso della morte della signora Colombo, lo fa fin dallo stesso giorno del suo ritrovamento senza vita, in via Castello 18 a Cassina. Nelle prime ore girava già, da Lecco, l’indiscrezione su una potenziale partecipazione in prima persona del figlio nell’omicidio della madre; e da subito, l’ipotesi suscitava dubbi e perplessità – oltre all’ovvia ondata emozionale.

Nelle giornate successive, i nostri cronisti hanno raccolto moltissime informazioni, non già sul fatto in sé quanto sulle storie personali dei due protagonisti di questa (infelice) storia. In particolare i tratti relativi alla figura di Corrado Paroli, dipendente Norda coinvolto anni fa nella vicenda della famosa “Rimborsopoli“.

Tanti ricordano come il suocero allora capogruppo leghista in consiglio regionale Stefano Galli fosse stato beccato a farsi dare soldi pubblici formalmente per spese lecite ma in realtà utilizzati – secondo le accuse – per fini privati. A partire dall’arcinoto pranzo di nozze della figlia di lui, Verdiana, proprio col Paroli. 6.000 € poi restituiti da Galli ma a cui se ne sommavano molti di più (si parla di centinaia di migliaia di euro) che il politico di Pasturo si era messo in tasca con varie formule. La principale comprendeva proprio un giro di pagamenti dalla Regione al genero, per consulenze del tutto ingiustificate trattandosi di un modesto lavoratore della ditta di acque minerali di Primaluna. Soldi che, per quanto a conoscenza di VN, tornavano puntualmente a Stefano Galli.

Per questa storiaccia molto italiana, vennero condannati tutti (Galli e altri poi prescritti); fatto noto, meno invece il particolare che a pagare sia stato solo il soggetto probabilmente più inconsapevole della combriccola, ovvero proprio Corrado Paroli. Ne parlammo in questo articolo datato 19 novembre 2022:

RIMBORSOPOLI. LA PRESCRIZIONE AZZERA LE CONDANNE MA NON QUELLA A PAROLI, IL GENERO DI GALLI

Insomma, paga il conto solo l'”ultimo”, quello che tanti in Valle descrivono più come un bonaccione che un delinquente, uno che ha sempre subìto già a scuola, a volte deriso (colleghi lo chiamavano “Er Trota” accostandolo ad altra storia di soldi pubblici alla Lega – ovvero al famoso figlio di Bossi) e infine è stato lasciato dalla moglie circa un anno e mezzo fa.

“Viveva per i figli e per la madre” raccontano a Valsassinanews amici e conoscenti. E tutti scuotono la testa alla sola ipotesi che possa essere stato lui ad eliminare sua mamma. Soggetto inoffensivo anzi piuttosto passivo e non certo un killer che ammazza la madre per il presunto “brutto carattere” di lei. Anzi. I rapporti in famiglia vengono descritti come idilliaci, la stessa Margherita “viveva per Corrado e lui per lei”. Chi l’aveva incontrata di recente riporta la frase ricorrente “Per fortuna che ho il mio Corrado”. Quest’ultimo poi aveva un’autentica venerazione per i due figli, affidati all’ex moglie ma che poteva vedere alcuni giorni a settimana.

Un ritratto che nel complesso stride molto con quanto viene attribuito a Paroli. Ma certo, se una Giudice delle Indagini Preliminari parla apertamente di “prova logica costituita da tutte le risultanze sinora confluite nel fascicolo”, gli elementi ci devono essere, e pure molto concreti. Di sicuro, nell’ultimo periodo Corrado era dimagrito e aveva svuotato l’armadietto alla Norda – il posto di lavoro da dove sembra mancasse da circa un mese. Altrettanto indiscutibile la sua intenzione di farla finita (personalmente), a fronte di quanto la vita gli avesse riservato: ben poco di positivo,  a suo avviso.

Cosa sia successo in quelle ore di lunedì 18 novembre è difficile da capire e forse, indizi a parte, nessuno riuscirà a capirlo davvero. A meno che, prima o poi, lo stesso Paroli non voglia rivelarlo.

Fino ad allora resteranno le certezze di un’accusa pesantissima e i dubbi di un contesto locale che, lo ribadiamo, fatica dannatamente a comprendere come una persona del genere possa avere trascinato in un disegno mortale l’adorata madre Margherita.

RedCro

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