BALLABIO – La festa dell’Indipendenza cade il 28 novembre, per ottenerla i kosovari dovettero combattere in armi per un anno e mezzo contro le truppe regolari della Serbia, tra il ’98 e il ’99. Molti scelsero di abbandonare la loro terra e cercare rifugio e poi anche un futuro in altri paesi, ci fu una diaspora in tutto il mondo, compreso il Lecchese dove attualmente vivono quasi mille persone originarie di quella terra, tra immigrati e oriundi. In tanti hanno creato proprie aziende, soprattutto nell’edilizia, altri si sono integrati nelle fabbriche e nelle attività artigiane.
Con la madre patria mantengono il legame classico: del ritorno per le vacanze estive e anche gli aiuti per la ricostruzione. Il Kosovo è ancora una terra povera, lo racconta Sokol Haliti, sindaco di Viti, (detta anche Vitia o in serbo Vitina) che non è solo una città, ma un vero e proprio territorio quasi provinciale in cui si trova anche la cittadina di Stublla – da cui provengono molte persone ora residenti a Lecco, Ballabio e in Valsassina.
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