La Lombardia è probabilmente la regione italiana con la più bassa densità di lupo: il “Rapporto grandi carnivori 2023” stima la presenza di 18 branchi e 7 coppie; dei branchi in realtà solo 15 sono consolidati da dati oggettivi e 6 sono transfrontalieri.

Ciononostante, l’impatto della specie viene dipinto come drammatico.

Un fenomeno da mappare con test genetici. Più precisamente, “che si provveda alla raccolta nei Pronto Soccorso, a seguito delle aggressioni o delle predazioni, di campioni di DNA dalle ferite delle vittime, uomini o animali, al fine di distinguere se si tratti di lupi o di ibridi cane-lupo”.

È inqualificabile che i dati delle predazioni su bestiame Regione Lombardia, anziché dal Rapporto 2023 o agli Enti pubblici incaricati, li abbia chiesti a Coldiretti, che oltre a non avere alcuna competenza nel rilevare e certificare i danni da lupo, ha tutto l’interesse a gonfiarli.
È deplorevole dipingere il tema del lupo come problema di sicurezza sociale: politici e Coldiretti dimenticano, che il lupo vive vicino all’uomo fin dal Neolitico, tanto che il cane non è altro che un lupo addomesticato.
Nonostante l’esasperante allarmismo, la possibile vicinanza di lupi ai centri abitati non equivale a pericolo, non più della vicinanza di cinghiali o di vacche o di api o di zecche o di zanzare, tutti animali statisticamente più pericolosi.
È falso il tema dei lupi ibridi: nessuno può sostenere di avere osservato un ibrido, poiché non può essere certificato a vista, spesso neppure da un esperto e il solo fenotipo non è identificativo. L’incrocio cane-lupo è ad oggi un fenomeno prettamente appenninico, non vi sono casi accertati sulle Alpi centrali.
Se il fenomeno costituisce un possibile problema per la conservazione del lupo, non vi è ad oggi alcuna pubblicazione scientifica che riporti che questi individui possano avere comportamenti diversi dai lupi “puri”, né dimensioni diverse, diverso gradi di confidenza o tasso di predazione: sono a tutti gli effetti lupi.
Ben venga il monitoraggio sui lupi, non certo perché lo chiede una mozione, ma perché la raccolta di dati sulle specie protette, e tale resta il lupo anche con l’eventuale declassamento, è un obbligo dell’Italia in base alla direttiva Habitat, delegato dal Governo alle Regioni e alle province autonome. Così come è un obbligo, disatteso, quello di monitorare ai sensi della Direttiva e della Legge 157/92 anche i lupi bracconati e i lupi investiti, sui quali tutti tacciono.

Possiamo aspettarci che medici, infermieri, operatori socio sanitari, tutti sottoposti a carichi di lavoro eccessivi, a contenziosi legali frequentissimi, a crescenti aggressioni fisiche e verbali, con stipendi bassi e turni massacranti accoglieranno positivamente la novità?
Forse tra loro i giovani che non fuggono all’estero e tra questi i pochi che scelgono la vita della Medicina di Emergenza e Urgenza? Possiamo condividere che la cittadinanza attendesse con trepidazione che, in caso di aggressione da lupo, i Pronto Soccorso lo possano stabilire tramite raccolta del DNA?
Dopo che il Pronto Soccorso è sempre più utilizzato come un grande Medico di Medicina Generale, data la carenza strutturale del “Medico di Famiglia”: è di due giorni fa il dato di 160.000 cittadini lombardi del tutto privi di Medico di Medicina Generale, peraltro figura sempre più lontana dal “Medico di famiglia”.
Dopo che sempre più spesso ci si reca al Pronto Soccorso per essere sottoposti a quell’esame che, altrimenti, con le liste d’attesa infinite, sempre che i calendari siano aperti, è impossibile fare.
Lettera firmata