Le notizie di maltrattamenti nelle RSA sono per me sempre difficili da affrontare. Non riesco neanche a guardare le immagini o i video, perché immediatamente penso agli ospiti della mia struttura, alle persone fragili che affidano a noi la loro sicurezza e dignità.
Questi episodi sono troppi, e non riguardano solo gli anziani: ogni ambiente che ospita persone vulnerabili può diventare teatro di violenze inaccettabili.
> LA NOTIZIA DEI MALTRATTAMENTI A DIZZASCO (CO)
Fonte: Agenzia AGI
Di fronte a questi fatti, provo rabbia e amarezza.
Perché tutto parte da un tono di voce inadeguato e può arrivare a cose che nemmeno riesco a nominare.
Spesso si discute su cosa si potrebbe fare per prevenire questi episodi, ma la mia convinzione è che serva prima di tutto parlare.
Bisogna parlare e avere il coraggio di farlo.
Lo ripeto sempre agli operatori della mia struttura e a quelli che incontro nelle formazioni: il silenzio è complicità.
Non possiamo accettare che un collega alzi le mani o tratti in modo inadeguato una persona fragile.
Il primo passo è sempre farsi sentire: dirlo subito a chi sbaglia, chiarire che certi comportamenti non sono accettabili.
E se il problema persiste, allora bisogna segnalare, senza esitazione, al proprio responsabile, al coordinatore, al direttore.
So che non è sempre facile. Ho incontrato tante persone che temono di esporsi, che hanno paura di ritorsioni o di incrinare gli equilibri del gruppo. Ma c’è sempre un’alternativa: segnalare in modo anonimo. Perché se si ha paura di chi si comporta male, bisogna averne ancora di più per quello che questa persona potrebbe fare a un anziano, a un ospite indifeso.
Io mi batterò sempre per questo: per una cultura del rispetto e della responsabilità. Perché ogni segnalazione fatta in tempo può evitare una sofferenza, e ogni voce che si alza contro un abuso può proteggere chi non può difendersi da solo.
Direttrice di struttura
Rsa Casa Sant’Antonio
Barzio