MAGGIO/LE DURE PAROLE DEL VICESINDACO. CARISSIMI CONFERMI O SI DIMETTA



Già, perché delle due l’una: o il vicesindaco del paese che ospita oltre cento richiedenti asilo in una frazione di 4-500 residenti parla a ragion veduta – e dunque la famosa tubercolosi e i casi di scabbia ci sono stati davvero – oppure se le sue sono state "parole al vento" ne deve trarre le conseguenze. Andandosene. Del resto, già in pubblico Luigi Carissimi è stato in qualche modo "smentito" dal suo sindaco, Pier Luigi Invernizzi, che ha smorzato il peso delle frasi del vice. Certamente poco opportune se pronunciate da un rappresentante delle istituzioni, in un contesto di per sé "caldo" come quello della pur civile riunione di giovedì sera.

Un’assemblea pubblica, indetta proprio dal Comune e molto partecipata, con diversi commenti duri e negativi verso la situazione agli Artigianelli e senza purtroppo la necessaria partecipazione della cooperativa "Domus Caritatis" che avrebbe potuto rispondere ai tanti quesiti e alle critiche dei presenti.

In quel contesto comunque a molti nostri lettori è apparso fuori luogo citare specifiche malattie. "Corretto" da Invernizzi, Carissimi ha fatto una parziale marcia indietro riferendosi a casi registrati "non qui, ma son cose che si sentono in altri luoghi". Un po’ tardi, come rilevato da una signora di Maggio che ci ha chiamati, segnalando il suo forte dissenso verso le "affermazioni razziste" (sono parole sue) del vicesindaco di Cremeno.

Ma fare denuncia e chiedere come stiamo facendo le eventuali dimissioni di un rappresentante istituzionale non basta. Approfondire è dovere di chi fa informazione: come esplicitato in apertura di questo articolo, smentite a parte, l’altra sera sono state fatte affermazioni gravi che, se invece confermate, andrebbero valutate con grande attenzione. La questione che angustia in particolare i residenti di Maggio non è certo legata ad aspetti incomprensibili (sentite frasi nel pubblico tipo "Sono sempre svaccati sulle panchine", "Quando passo parlano tra loro in lingua sconosciuta", "Ho paura che la cultura diversa, in estate le nostre figlie…" e così via) ma punta diettamente su un luogo preciso: l’ambulatorio locale dove è evidente l’impatto causato da oltre cento nuovi assistiti. Chiaro che aggiungere a questa situazione dichiarazioni su malattie "portate dai migranti" è una scintilla in più. Ma soprattutto quelle affermazioni, se sono motivate, andrebbero rese note non già ad un’assemblea popolare (infiammabile…) bensì alle autorità preposte.

Lo ha fatto, l’amministrazione di Cremeno? Lo farà? Esistono davvero questi casi a cui ha fatto non velato riferimento il vicesindaco Carissimi? Quesiti importanti e per nulla oziosi, ai quali più che un giornale una popolazione ha il diritto di ricevere risposte rapide, esaustive, precise. Auguriamoci che queste arrivino – senza poi ricevere bonarie smentite che servono solo ad alimentare incomprensioni e rischi di vario genere.

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