“Dunque tu sei Re?” insiste Pilato nel suo interrogatorio a Gesù. Pilato vuole ad ogni costo leggere, con le sue categorie mentali da funzionario romano,il “fenomeno Gesù di Nazaret”.Ma sono categorie insufficienti. Gesù si sforza di farlo intendere:”Io sono Re …ma il mio regno non è di questo mondo…chiunque è per la verità ascolta la mia voce ….”.
Nessuna realtà,nessuna parola di questo mondo può definire in modo adeguato il Signore.
I profeti lo avevano annunziato come sacerdote,Re,profeta,pastore, messaggero …ed egli è tutto questo ma sempre in modo nuovo e diverso.
Ad esempio, la lettera agli Ebrei pone l’accento,sul sacerdozio di Gesù Crosto,ma deve subito insistere a lungo sulle differenze che vi sono fra il sacerdozio di Cristo,e quello degli antichi sacerdoti di Israele.
La pretesa di Pilato si ripete continuamente nel corso della storia. Sorgono sempre persone che vogliono inquadrare il Cristianesimo secondo le proprie categorie mentali. E non solo solo i politici interessati a leggere tutto in termini di dominio, sono anche i pensatori che si costruiscono una visione del reale,sono gli artisti che finalizzano ogni cosa all’espressione…
Siamo tutti noi , quando pretendiamo di essere misura ultima della realtà,giudici senza giudice.
Gesù Cristo è venuto per essere nostro Re;noi pretendiamo di prendere il suo posto e diciamo:” il Re sono io “.
Vangelo Gv. 18, 33 – 37
Don Graziano vicario parrocchiale