Il giudice Gianmarco De Vincenzi ha accolto la tesi della pubblica accusa, assolvendo per mancanza di prove Fazzini, 68 anni, originario di Premana ma residente di Casargo, che il 4 dicembre del 2011 aveva travolto con la sua Peugeot 407 l’anziano Marino Angioli, sbucato improvvisamente sulla nuova Lecco-Ballabio all’altezza della casa del Gruppo Alpini Pizzo d’Erna di Lecco-Bonacina, situata a Versasio. La Polizia Stradale aveva ricostruito che come quella sera Angioli, camionista bergamasco in pensione domiciliato a Valmadrera avesse parcheggiato il suo Doblò al bordo della strada, e dopo avere attraversato la strada si fosse portato alla baita delle penne nere .
Il fatale incidente era accaduto successivamente, all’uscita dalla casa degli Alpini: l’uomo stava riattraversando il raccordo della SS36 in un punto pericoloso per montare sul suo furgone, quando era stato investito dall’auto condotta da Fazzini e successivamente dalla Mitsubishi Space Runner guidata da di una 21enne di Pasturo residente a Lecco.
Il legale di Fazizni, l’avvocato Marco Rigamonti, ha dichiarato che il procedimento non sarebbe dovuto arrivare nemmeno alla fase dibattimentale e al contrario avrebbe dovuto esaurirsi già in udienza preliminare col proscioglimento del suo assistito.
"L’uscita non era segnalata, in quella zona non vi era alcun passaggio pedonale e la strada non poteva essere attraversata a piedi. Il mio assistito arrivava a velocità moderata, il pedone è sbucato all’improvviso e questo ha reso pressochè impossibile ogni tentativo di reazione da parte del mio cliente che, pur sterzando a sinistra, non è riuscito a evitare l’impatto". Comportamento ritenuto non punibile dallo stesso giudice.
Il tragico incidente aveva suscitato polemiche in particolare per quel varco aperto a favore della casa degli Alpini, dal quale uscivano persone a piedi e in auto, immettendosi su una strada veloce e come detto epricolosa.