RASSEGNA ORGANISTICA: QUANDO L’ORGANO DIVIENE UN’ORCHESTRA



Questa sera alle 21 l’organo Mascioni di Barzio darà voce a al barocco suonato da Antonio Frigé. Concertista con collaborazioni in tutto il mondo e numerose registrazioni, ha lavora con radio nazionali ed attualmente insegna all’Istituto di musica antica della Civica scuola di misica di Milano.

Il progemma prevede:
 
Johann Sebastian Bach:
– Fantasia e fuga in la minore BWV 561
– Wer nur den lieben Gott lasst walten BWV 691
– Partite su ‘O Gott, du frommer Gott’
– Concerto in Sol maggiore BWV 973
 
Johann Gottfried Walter: 
– Concerto del signor Taglietti
– Variazioni si ‘Meinen Jesum lass ich nicht’
– Concerto del sig. Vivaldi appropriato all’organo
 
Buona riuscita della serata di mercoledì a Pasturo, con le esecuzioni di Giovanni Cantaluppi sull’organo Tornaghi della parrocchia di S. Eusebio. Presentiamo di seguito la recensione di Sergio Ragaini.
 

Mi piace iniziare così, con una frase molto bella che Daniele Invernizzi, organizzatore della Rassegna Organistica Valsassinese, ha detto durante la presentazione del concerto: “L’organo è un’orchestra nelle mani di un solo esecutore”. Se guardiamo alla struttura dell’organo possiamo trovare conferma di questo.

L’organo, infatti, a differenza di altri strumenti, non emette un suono, seppure cangiante a seconda di come lo si moduli, ma tanti suoni. Un organo è in grado di emettere un suono di flauto, di violino, di tromba, di clarinetto, addirittura di imitare la voce umana. Tutto grazie a soffi d’aria che passano attraverso a delle canne. I suoni si possono anche combinare, e simultaneamente può risuonare, ad esempio, un registro di violino ed uno di flauto o di trombone. L’organo, inoltre, è anche in grado di suonare più note in una, grazie al fatto che le canne hanno lunghezze differenti. Un solo tasto quindi può dare luogo a diverse sonorità.
 
E’ anche in grado di risuonare in modalità diverse: i grandi organi hanno più organi combinati in uno, con caratteristiche differenti. L’arbitrarietà della scelta dei suoni di ogni brano permette inoltre di non avere una sola esecuzione possibile, ma, a seconda dei registri che si scelgono, di far risuonare lo stesso brano in modalità differenti, tanto da sembrare addirittura brani differenti. È quindi un’orchestra che a seconda dei casi lascia la scelta di quali strumenti far suonare, e di come farli suonare. Un’orchestra duttile che l’esecutore può comporre come vuole, spesso in totale libertà. 
 
Non a caso credo, diversi musicisti si sono cimentai in trascrizioni di brani orchestrali per organo, sfruttando così appieno le sue potenzialità. Si tratta, ad esempio, dei  sei concerti BWV 592 – 597 di Johann Sebastian Bach, trascritti in alcuni casi da Vivaldi. È bello qui apprezzare, davvero, come l’organo divenga una vera orchestra, e in alcuni casi l’esecuzione possa essere addirittura più bella dell’originale. Grazie anche al genio del grande compositore tedesco.
 
Il concerto di Pasturo, eseguito da Giovanni Cantaluppi, ha portato sicuramente l’orchestralità dell’organo ai suoi massimi livelli, se così si può dire. L’organo Tornaghi di Pasturo si presta molto bene a sonorità orchestrali, anche grazie a particolari registri che permettono di imitare molto bene effetti bandistici. L’organo è adatto all’esecuzione di musica del periodo classico e romantico, un periodo in cui la musica organistica, abbandonata, per così dire, la severità contrappuntistica della musica barocca, è molto influenzata dall’opera, e in generale dalla musica orchestrale, che sempre più vuole imitare.
 
La struttura dei brani abbandona la rigorosa polifonia per divenire omofona, vale a dire melodia accompagnata. Ne risulta una musica sicuramente gradevole, che non impegna particolarmente nell’ascolto e che appare fruibile. Una musica dove si alternano tempi di marcia, molto frequenti, con momenti più dolci, quasi meditativi, dal forte carattere lirico. Tutti i brani presentati, non a caso, non erano originali per organo, ma trascritti da brani orchestrali o, più raramente, vocali.
 
Giovanni Cantaluppi, l’esecutore del concerto, ama molto questo repertorio, che sente come ricco di possibilità espressive. La sua passione lo porta non solo a ricercare trascrizioni di buon livello, tra le tante disponibili, ma anche a trascrivere lui stesso. È il caso, ad esempio, dell’espressivo “Andante” di Gian Andrea Fioroni.
 
Il concerto era dedicato alla musica italiana e francese, forse i luoghi geografici dove la tradizione operistica ha raggiunto le più alte vette. L’opera è stata sicuramente un elemento delle esecuzioni, in particolare nella bella trascrizione della nota aria “Casta Diva” dalla Norma di Vincenzo Bellini. In alcuni momenti sembrava davvero, qui, di udire la voce di un cantante. Ma anche questo è il grande potere dell’organo, che davvero può “cantare”, quando lo si suona sfruttando le sue potenzialità: cosa che l’esecutore ha saputo fare.
 
Le marce, come dicevo, hanno rivestito un ruolo importante nel concerto. Bella anche la trascrizione della marcia da “Lo Schiaccianoci” di Tchaikovsky, unico “sconfinamento” geografico, in questo caso in terra russa. Interessanti anche la “Marche pour la cèremonie des turcs” di Jean Baptiste Lully, indicata “fieramente alla francese”, e la “Marcia militare tratta da un’opera di Rossini” di Giuseppe Dalla Vecchia. Marcia, questa, preceduta da un adagio: ed appariva sicuramente interessante apprezzare il contrasto tra i due brani, ed al contempo le potenzialità espressive dello strumento, in grado di attraversare diversi impatti sonori.
 
Una serata che ha permesso di ascoltare sonorità organistiche “diverse”: per alcuni, forse, più “leggere” rispetto all’intreccio polifonico che si è maggiormente abituati ad ascoltare con questo strumento.
Ma non esiste musica più o meno “leggera”: esiste soltanto musica bella e meno bella. E quella che è risuonata a Pasturo era sicuramente musica bella, che ha saputo mettere in risalto le potenzialità di questo strumento dimostrando di possedere un’orchestra nelle proprie mani. E Giovanni Cantaluppi ha saputo sfruttare appieno le potenzialità espressive dell’organo Tornaghi, facendolo risuonare come molti strumenti in uno, e permettendo di apprezzarne la bella espressività. Per un concerto particolare, sotto certi aspetti insolito, ma molto interessante e coinvolgente. 

 
 
 

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