La missiva fa riferimento a questo articolo di ieri (contenente l’opinione dell’organizzazione dei commercianti lecchesi in materia). Ben diverse le sensazioni espresse dal lettore, le trovate qui di seguito come al solito in forma integrale senza "censure" di sorta. Intanto il dibattito è aperto e i primi commenti registrati da VN sono generalmente contrari alla presa di posizione di Confcommercio e piuttosto a sostegno delle manifestazioni pubbliche sul territorio.
Confcommercio contro sagre e feste popolari?
Credo non si debba più tacere nei confronti di articoli come quello in oggetto che puntualmente si ripetono ogni anno.
Come al solito ognuno tira l’acqua al proprio mulino e solo da questo punto di vista posso capire. Sono un proprietario di seconda casa in valsassina senza essere un dirigente o un imprenditore ma solo un semplice impiegato. Questo per dire che pagare l’imu 3 volte tanto di quanto un residente paghi di tasi, non è cosa di poco conto. Ed allora se nell’unica stagione che offre manifestazioni (perché tra primavera, autunno e inverno sfido a dire che la Valsassina pulluli di iniziative), ben vengano le sagre.
Rispetto i locali ma i prezzi per mangiare sono ben diversi da quelli delle sagre per cui, per quanto mi riguarda, una sagra in meno non vuol dire un uscita in più al ristorante. Ho frequentato per decenni le malghe altoatesine. Vogliamo dire quanto costa rifocillarsi in tali malghe e quanto costa mangiare nei nostri rifugi o agriturismi? Dovremmo imparare da loro come si gestiscono le attività turistiche montane (tranne nella cattiva abitudine di non rilasciare spesso ricevute).
In quanto ai rigorosi controlli vogliamo, senza voler generalizzare, parlare dei risultati delle verifiche dei Nas in alcuni locali pubblici? Credo ci sia spazio per tutti senza voler necessariamente fare delle crociate. Ma in un momento di crisi come questo l’offerta deve anche guardare anche a chi non dispone di grosse capacità di spesa.
(lettera firmata)