Venerdì, infatti, Anghileri aveva affrontato la via Jöri Bardill sul pilone centrale del Freney ed era sulla strada del ritorno. L’alpinista lecchese, 42 anni, lascia la moglie e due figli. Col padre Aldino era stato titolare della nota marca di abbigliamento e calzature sportive e da montagna "Ande" (poi ceduta ad una società cinese), si occupava dello stesso settore e gestiva il ristorante-pizzeria 2184 ai Piani dei Resinelli.
Il Soccorso alpino valdostano ha mantenuto il riserbo fino alle 10:30. L’abbigliamento della persona individuata a 3.700 metri ai piedi del Pilone centrale del monte Bianco corrispondva a quello di Butch e di dubbi ce n’erano pochi.
L’alpinista lecchese, 42 anni, lascia moglie e due figli. Col padre alpinista, Aldino Anghileri, ha respirato alpinismo fin da piccolo. Si tratta di un vuoto nel mondo alpinistico lecchese, Butch amava la montagna (il suo curriculum è lunghissimo) l’affrontava spesso anche di notte. La sua ricerca del limite lo aveva portato a specializzarsi in salite invernali e nelle ‘maratone’. Affrontava le cime una dietro all’altra nel giro di poche ore. Era anche nel mondo dell’editoria, da presidente del Cda dell’editrice di un sito on line di informazione lecchese. Personaggio eclettico, molto diretto e amante delle imprese solitarie, apparteneva ad una famiglia di alpinisti che aveva già vissuto una tragedia (in quel caso stradale) quando 17 anni fa era morto il fratello di Marco, Giorgio Anghileri, rimasto ucciso da un camion che lo aveva travolto lungo la 36.
La Bardill tecnicamente ardua diventa ancora più ostica se affrontata d’inverno, le sue ripetizioni nella stagione fredda sono pochissime, e la via diretta tentata da Butche era ancora inedita, perché richiede alcuni giorni per l’avvicinamento a temperature davvero rigide. Anghileri era comunque uno capace di ritornare sui suoi passi se sentiva il pericolo troppo vicino, come successe sulla Marmolada quando abbandonò il primo tentativo di realizzare il trittico, per poi riuscirci.
Quasi attonito Roberto Chiappa, l’ex presidente del gruppo Gamma di cui Butch era consigliere. Chiappa aveva visto crescere l’alpinista deceduto sul monte Bianco: "Ha sempre avuto passione per montagna, l’affrontava preparandosi con molta serietà. Proprio in vista di questa ascensione si era esercitato sul Grignone partendo alle quattro della mattina. In vista della Bardill, per abituarsi al freddo era salito al Corvatsch con le pelli di foca". "Riusciva a raggiungere traguardi indescrivibili, imprese che è difficile pensare a portata di un essere umano", commenta inoltre Chiappa.
Lo ricorda così Giuseppe Orlandi, detto “Calumer“, presidente del CAI Ballabio, amico di Anghileri e storico soccorritore in Grignetta: “Butch io l’ho visto crescere, era una persona dolcissima, affabile e sempre pronta a darsi da fare in tutti i campi. E come alpinista era il più forte del mondo – non lo sostengo solo io. L’avevo sentito l’altra domenica, prima della partenza per il Bianco; avevamo parlato come sempre delle difficoltà di quella salita, lui ne ha compiute tante e anche questa l’aveva portata a termine. Poi quel breve tratto di discesa gli è stato purtroppo fatale“.
Marco Anghileri (a destra) con l’alpinista Fabio Valseschini