Ogni due settimane c’è spazio su VN per il "corsivo" del misterioso fustigatore dei costumi – soprattutto politici – della Valsassina e dintorni nell’anno di grazia 2012. Particolarmente estesa la puntata di oggi con cinque "stangate", a partire da quella per l’ex governatore della Regione, impegnato ad elargire milioni a pioggia proprio alla vigilia dell’imminente nuova campagna per le elezioni regionali. Ma ce n’è anche per altri personaggi ed argomenti.
* E’ partita alla grande la campagna elettorale del Celeste del pirellone, nonostante la bruciante trombatura.
Per raccogliere voti in Valsassina e in val Brembana, a favore della malmessa ecclesia ciellina, ha trovato una quarantina di milioni da investire nel comprensorio sciistico dei piani di Bobbio-Valtorta e dei piani di Artavaggio.
Questa consistente elargizione è stata salutata in valle con grande soddisfazione, come è giusto che sia, perchè sono pur sempre denari importanti per sviluppare (solo) una parte del turismo del nostro territorio.
Ma di quale turismo parliamo? Se è sempre quello del sabato e della domenica, che dura 4 mesi, fatto di gente che è interessata solo a sciare, che quando va bene mangia in loco un panino, se non se lo porta
Con in più la consueta beffa delle lunghe code sulle nostre strade, contornate di monossido di carbonio e di polveri sottili che involontariamente i residenti inalano.
Poi, non importa se l’infinità di appartamenti invenduti del circondario resteranno tali, e andranno sempre più incontro al degrado. E chi li ha costruiti continuerà a pagarci sopra le tasse. Contenti loro!
Quaranta milioni, sui quali nessuno ci sputa sopra, valgono questa candela?
C’è solo da sperare in una nuova classe politica locale che rifletta seriamente e, una volta per tutte, elabori un progetto complessivo e ambizioso di come rendere appetibile il nostro territorio ai milanesi e ai brianzoli, per tutto l’anno.
* Al pian delle Betulle sono un tantino incazzati perchè di questa pioggia di quattrini non è arrivato manco un centesimo. Si sono mai chiesti perchè?
Metto in fila qualche ragione.
In primis, la lobby (o presunta tale) che opera tra Margno e le Betulle, conta politicamente un fico secco, e la riprova è che l’amministrazione del paese, dello stesso colore (in senso lato) del Celeste, è appesa ad un filo ed è tenuta assieme da interessi personali.
La stagione invernale non favorisce questa località perchè di neve ne arriva poca e l’innevamento artificiale non funziona a causa delle temperature ben sopra lo zero.
La funivia che collega Margno coi piani ha due sole cabine, con una portata di una ventina di persone. E’ questo uno standard da stazione sciistica?
Dulcis in fundo, la società che gestisce tutto l’ambaradan, l’ITA, non è messa bene finanziariamente e non riesce a ricapitalizzarsi perchè, crisi economica a parte, nessuno si sogna di investire lì dei quattrini.
Per queste ragioni il collegamento sciistico con l’alpe di Paglio è andato a farsi fottere.
Fino a qualche tempo fa, in paese, potevano contare sui buoni uffici della ministra Brambilla ma, da aquile come sono, le hanno dato il benservito per scegliere altri notabili del PDL.
Peggio di così!
* Molto stupore ha suscitato in valle (e non solo) l’ennesimo triplo salto mortale carpiato di Bruno Colombo, il politico nostrano più eclettico in assoluto, abile a deambulare con disinvoltura tra vari partiti, ovviamente quelli che contano.
Se come taluni sostengono, la politica è figurativamente un cerchio con gli opposti che possono coincidere ricongiungendosi, il nostro è riuscito anche in questo. Vediamo come.
Agli albori del suo escursus politico lo vediamo a Ballabio come sindaco prima del PCI poi, del PSI di Craxi.
Scoppia tangentopoli e, come tanti socialisti folgorati da Berlusconi, passa con la sua fedele truppa a Forza Italia seguendola, successivamente, nella fusione con AN per dare origine al PDL.
All’interno di questo partito, mantenendo rigorosamente la sua autonomia, si arrocca nel truppone di maggioranza ma, trovandosi un po’ troppo stretto, decide di unirsi alla Brambilla coordinando i cosiddetti “Circoli della Libertà”.
La diaspora di Fini, maturata, con la sua cacciata dal PDL, lo vede invogliato a trasferirsi presso questa nuova formazione politica, il FLI ma, dopo alcuni mesi di trattative, l’operazione non va in porto. C’è chi dice che chiedeva una contropartita troppo alta, i più maligni sostengono che Fini sia stato convinto dai suoi di non fidarsi di lui.
Il nostro decide allora di collocarsi nel limbo del centro-destra e di galleggiare alla meglio in questo mare già piuttosto turbolento.
Come in un avvincente romanzo giallo, ecco allora un colpo di scena. Colombo viene visto a Lecco al banchetto delle primarie del centro-sinistra e, con la massima naturalezza dichiara quanto sia importante partecipare a questa iniziativa.
Ecco perchè, come dicevo, il cerchio si chiude, con il repentino ritorno alla “casa madre”.
Sbaglierò ma la sua attenzione finale non sarà il PD, dove dubito assai che potrà approdare, ma l’Italia dei Valori. Che sta sbarellado a tutta manetta ed è alla ricerca di una nuova identità.
I varchi nel partito di Di Pietro sono ampi, quindi tutto può succedere.
* Lecco ha un record che sarebbe stato meglio evitare. E’ la città più cara d’Italia per la retta degli asili nido (lasciamo perdere che è al 16° posto sull’IMU).
La media mensile è di 547 euro, più del doppio di Milano. Nella “terrona” Catanzaro la retta è di soli 70 euro.
Dopo Lecco vengono Belluno e altre due città “padane”, Bergamo e Sondrio.
Nella liberista città manzoniana solo i benestanti possono mandare i loro pargoli nei pochissimi asili esistenti, non importa se pubblici o privati, che non si fanno concorrenza tra di loro. Come dovrebbe avvenire.
L’assessore Donato, della giunta democristiana di Brivio, sostiene che la retta è conseguenza dei costi del personale e di gestione, nonostante il contributo regionale di 188mila euro.
Se come lui afferma il costo della mensa pro-capite al giorno è di 5,5 euro (circa 2 pagati dal comune), il risultato è che 430 euro vengono spesi mensilmente per il personale e la gestione.
Alcune domande: ammesso e non concesso che, paradossalmente non ci sia più personale che bambini, come fanno gli altri Comuni a tenere molto più basse le rette? Hanno meno personale? Hanno minori altre spese di gestione quotidiana? Sono magari meno liberisti e molto più attenti al sociale (bambini, anziani, disabili)?
I tagli del governo e della regione (che danneggiano tutti i comuni), non sono magari una scusa per privilegiare, nel bilancio comunale, altri capitoli di spesa più discutibili o inutili?
* Dulcis in fundo. L’Associazione nazionale dei borgomastri, fortemente contraria alla “Legge di Stabilità” del governo, ha ribadito che se non saranno apportati dei radicali cambiamenti a favore dei comuni, si dimetteranno in massa.
Ho qualche dubbio che, in tal caso, le dimissioni saranno di “massa”. I borgomastri che hanno in corso qualche marachella che procura marmellata e panna montata di straforo (sono tanti) non credo proprio che si dimetteranno e si inventeranno scuse fantasiose per resta in carica.
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Angelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma, settembre 1800 – Porto Tolle, 10 agosto 1849) fu un oste e un patriota italiano, che combatté per la seconda Repubblica romana, alla cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia. Il soprannome ciceruacchio, datogli da bambino, è la corruzione dell’originale romanesco ciruacchiotto (grassottello).
[da Wikipedia.it]
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