Ecco le due "bombe" del nostro Ciceruacchio. Si parla di moderno Medio Evo e gabelle riscosse (sulla Introbio-Biandino) nonché di centrali elettriche sopra alla medesima località valsassinese. Con un finalino niente male, "dedicato" alla Provincia di Lecco – definita "scioglienda (per fortuna)". Lo stile? Quello consueto del "Cice", reso a quanto sembra ancor più rude della media…
* Introbio ha nostalgia del Medio-Evo? Pare proprio di sì
E’ da quest’estate che qualcuno, autoproclamatosi al rango di valvassino, si diletta a riscuotere una gabella, brevi manu, a coloro che percorrono la strada per la val Biandino.
L’importo incassato è discrezionale e varia a seconda del transitante, se è residente nel feudo oppure proveniente da un’altra terra, se ha un’attività turistica o se porta la tonaca. L’esborso, che può essere forfettario per tutto l’anno, può superare anche i mille fiorini. Uno sconto viene praticato ai servi della gleba.
Questo novello valvassino si è modernizzato ed esercita il suo presunto diritto di riscossione rilasciando una ricevuta nella quale, oltre all’importo incassato, esonera il proprietario della strada (cioè lui stesso) da responsabilità civili e penali, a maggior ragione se, facciamo le corna, ci scappa il morto.
Lo schema che impone è molto semplice: tu paghi il balzello ma, per il resto, sono ca…voli tuoi.
L’autoproclamatosi valvassino è stato individuato in una società di costruzioni lecchese che, praticando il free-climbing sui vetri, rivendica l’intera proprietà della strada, e lo fa a suon di ricorsi, confidando che più è denso il polverone sollevato più si allontana la possibilità di fare definitivamente chiarezza, come tutti vorrebbero.
Questa amenità ha avuto un seguito nell’ultimo consiglio comunale. Il podestà Fernando Rupani ha intrattenuto i sudditi raccontando, carte inoppugnabili alla mano, come questo intricato casino si sia sviluppato sin dallo scorso secolo e, alla fine, supportato da varie sentenze, ha concluso, senza ombra di dubbio, che la strada ha diversi proprietari (comuni e feudatari) e, in assenza di una regolamentazione, tutti e nessuno hanno titolo per incassare delle gabelle.
Tra lazzi e ironie varie all’indirizzo del valvassino che, attonito e incazzato era presente in aula, a dar manforte anche l’ex podestà Eusebio Marconi il quale, sfoderando lo stile dei suoi momenti migliori, ha evocato l’uso (si presume simbolico) dei forconi, ma anche dell’esproprio per pubblica utilità.
Il nobil feudale, per sua ostinata volontà, si è dunque infilato in un vicolo senza uscita. Staremo a vedere se vorrà, come il buon senso vuole, trovare una ragionevole soluzione come il podestà Rupani, da tempo gli ha suggerito.
Staremo anche a vedere se i tanti che hanno pagato il tributo chiederanno, come è loro diritto, la restituzione dei fiorini sborsati.
* Nel più totale e incomprensibile silenzio da parte dell’opinione pubblica (sono tutti assuefatti?), l’accoppiata Fabio Dadati-Carlo Signorelli della scioglienda (per fortuna) provincia di Lecco, prosegue imperterrita nell’alienazione delle acque prodotte da Madre Natura sulle montagne della Valsassina.
Non importa se per venderla al dettaglio o per produrre energia elettrica, in ogni caso con lauti guadagni per i privati che non abbisognano di creare posti di lavoro, come nel caso delle derivazioni idroelettriche.
Assistiti da solerti funzionari che non difettano di fantasia nell’infiocchettare le soluzioni più di comodo e strampalate, questi politici periferici della repubblica fondata da “Cetto la Qualunque”, hanno in testa solo uno scopo, quello di agevolare la privatizzazione di quanta più acqua è possibile, sbattendosene la marenda degli effetti ambientali che ne possono derivare.
Poi, per apparire un po’ più illibati, questi governanti, ai quali sommiamo i loro sodali della regione, non disdegnano di fare delibere e leggi che ingiungono ai comuni di non compromettere i laghi (quello di Sasso?) e le cascate (quelle della Troggia, del Varrone, del Varroncello, del Fraina, della valle dei Mulini?).
Contraddicendo sé stessi e col cuore in pace, danno quindi via libera alla compromissione dei laghi e delle cascate, elargendo concessioni a singoli privati e a società costituite ad hoc, anche in Lussemburgo.
Suvvia, non avete un po’ il senso del limite e del pudore?
Per evitare, comunque, che questi gesti di generosità liberista proseguano a tutta manetta, l’auspicio è che la provincia di Lecco, con buona pace dei tramontanti Nava e Brivio, venga sciolta più rapidamente possibile, Per il bene di tutti.
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Angelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma, settembre 1800 – Porto Tolle, 10 agosto 1849) fu un oste e un patriota italiano, che combatté per la seconda Repubblica romana, alla cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia. Il soprannome ciceruacchio, datogli da bambino, è la corruzione dell’originale romanesco ciruacchiotto (grassottello).
[da Wikipedia.it]
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