I rettili, dal latino repto=strisciare, possono essere facilmente riconosciuti per la loro pelle asciutta e coperta di squame. Sono vertebrati primitivi se raffrontati a mammiferi e uccelli e differiscono in modo evidente da questi per la mancanza di peli e penne e per un diverso bilancio energetico: mentre uccelli e mammiferi mantengono costante la loro temperatura corporea (vantaggio che consente loro di essere attivi in una larga sfera di condizioni ma che richiede anche un alto consumo di cibo per produrre molto calore interno), i rettili hanno invece una temperatura variabile e la loro vita è legata alla temperatura dell’ambiente esterno (ectotermia), ecco perché li vediamo "termoregolarsi" al sole esponendosi e adagiandosi su superfici calde.
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RAMARRO OCCIDENTALE
(Lacerta Bilineata) |
In condizioni di freddo intenso (inverno) o mancanza i sole, l’attività può dunque rendersi impossibile e il rettile è costretto ad ibernare. L’ibernazione, corrispondente al letargo dei mammiferi, consiste nel affrontare la stagione invernale in uno stato di torpore, in qualche riparo al sicuro dal gelo, come un buco nel terreno o una profonda fessura nella roccia.
Alcune specie trascorrono l’ibernazione insieme ad altri individui della stessa specie o anche di specie differenti.
Il cibo nella maggior parte dei rettili consiste in animali vivi, che vengono frequentemente ingoiati interi, nella maggior parte dei casi dopo una sommaria masticazione che li rende inoffensivi.
I serpenti si nutrono di prede relativamente grandi rispetto alle loro dimensioni (lucertole, rane, arvicole) e spesso hanno diversi metodi per soggiogarle: alcuni (saettone, coronella) avvolgono la vittima con le spire del corpo, altre specie, come le vipere, iniettano un veleno che uccide rapidamente la preda.
Quasi tutti i rettili depongono le uova ma in alcune specie è diffusa l’ovoviviparità: le uova sono trattenute nel corpo materno e alla nascita vengono alla luce piccoli già sviluppati, è il caso dell’orbettino, delle vipere e della lucertola vivipara. I neonati sono già attivi e non richiedono cure parentali.
Ecco le specie presenti in Valsassina e una loro sommaria descrizione (si ricorda che i rettili sono protetti dalla convenzione di Berna e dalla legge regionale 31 marzo 2008 n 10 art 3,4,5 per la tutela della piccola fauna, per cui è vietato disturbarli, ucciderli, e catturarli):
RAMARRO OCCIDENTALE (Lacerta Bilineata)
Grossa lucertola verde smeraldo, piuttosto diffusa in Valsassina ma che raramente si vede al di sopra dei 1500m. Fa affidamento al mimetismo per sfuggire ai predatori. E’ la più grande lucertola di Lombardia, arrivando anche fino a 45cm. Nel periodo riproduttivo la gola si colora di un bel blu cobalto. Depone le uova tra la fine di aprile e l’inizio di giugno. Si nutre di invertebrati, soprattutto coleotteri e imenotteri.
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LUCERTOLA MURAIOLA
(Podarcis Muralis) |
LUCERTOLA MURAIOLA (Podarcis Muralis)
Diffusissima ed estremamente adattabile arriva a colonizzare anche i centri urbani. E’ una specie termofila che adora il sole frequentando le zone rocciose e le costruzioni umane. L’attività ha luogo da marzo a ottobre ma non è raro vederla esposta anche in giornate invernali di sole. Specie territoriale e ovipara, a differenza della lucertola vivipara che partorisce piccoli già formati ma che in Valsassina, ad eccezione di sporadiche osservazioni sul monte Legnone, non è presente.
ORBETTINO (Anguis Fragilis)
Molto diffuso in Valsassina, dal fondovalle sino ai 2000 m, ritrovabile in boschi (latifoglie, castagneti, boschi montani e alpini di aghifoglie), prati, pascoli, orti campagne. Attivo da marzo fino ad ottobre, si accoppia in primavera dando alla luce da 4 a 26 piccoli. La durata della vita è notevole potendo superare la quarantina d’anni.
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ORBETTINO
(Anguis Fragilis) |
Curiosamente questo rettile non è un serpente, ma è una lucertola che nel corso dell’evoluzione ha perso le zampe. Come le lucertole infatti pratica l’autotomia, cioè se afferrato è in grado di "perdere" la propria coda e lasciarla negli artigli del predatore per poter proseguire la fuga. La coda verrà poi rigenerata.
E a differenza dei serpenti è dotato di palpebre sugli occhi, i serpenti infatti non possiedono palpebre mobili ma una capsula trasparente protegge l’occhio dalle abrasioni.
Non è cieco come la tradizione popolare vorrebbe, ci vede benissimo. In generale c’è la convizione che i serpenti (ma ribadiamo che l’orbettino non è un serpente) siano ciechi, in realtà pur avendo questo senso meno sviluppato di altri, vedono e sentono perfettamente: il maggior organo di senso è la "lingua", utilizzata per saggiare l’aria circostanza e captare odori e sapori provenienti dall’esterno.
Ecco perché vediamo i serpenti estrarre in continuazione la lingua bifida, soprattutto se ci avviciniamo a loro; ed ecco perché la loro lingua è biforcuta, doppia per sentire meglio da quale direzione proviene il segnale/distrubo.
Nella prossima puntata, sempre con il contributo del nostro collaboratore Lorenzo Greco parleremo del Biacco, il Saettone, la Natrice dal collare, del Colubro Liscio, della vipera Aspide e del Marasso.
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Il naturalista Lorenzo Greco "al lavoro" sui monti valsassinesi |
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