”FAVOLA DI PAGNONA”: LE RIFLESSIONI DEL GIOVANE PRODUTTORE DELLA PELLICOLA



"La tere a l’è mighe nose, an sè nun che’m s’è de la tere. Qualsiasi robe che sucet a la tere, la sucet anche a fioi e ai tusen de la tere, qualsiasi robe che i omenn i fa a la tere, ai se a fà daa a loor!". E’ forse questa la frase più significativa de trailer del film ambientato a Pagnona, diretto dal duo RocchiDemonte e prodotto da Luca Triacchini. Abbiamo raccolto le riflessioni di quest’ultimo sulla produzione e sul lato meno conosciuto del lavoro che ha portato alla realizzazione de "La favola di Pagnona".

"La favola di Pagnona è il terzo lavoro video di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte a cui partecipo in veste di produttore. Avevo già dato loro una mano  per il documentario sull’Antico a Premana e Scapinasc a Crandola, ma è da quando abbiamo girato Willa Wilson che collaboro con loro in pianta stabile. Far parte di una produzione indipendente significa far fronte a tutti i problemi in prima persona: dai sopralluoghi  alla scelta delle luci; dalle registrazioni audio in presa diretta alla costruzione di dispositivi di ripresa: carrelli, argani, imbracature; dalla supervisione al montaggio all’ottimizzazione per il webcasting. Tutto autoprodotto, mini-trupe da 3- 4 persone massimo, tempi di ripresa compressi e serratissimi, molto molto ingegno e mezzi minimi.

La favola di Pagnona, è stato un progetto che ha coinvolto altre realtà artistiche attive in Alta Valle nello specifico: alcuni attori ed attrici della Combricola Teatrale di Pagnona e due musicisti membri della rock band Holy Cash di Casargo. Questo a mio parere è un elemento molto importante che fa del progetto un vero lavoro corale e che ha aggiunto all’idea iniziale di Ciaj e Matteo un valore documentaristico imprescindibile, il fatto che gli attori e gli autori delle musiche siano ragazzi che su questo territorio ci sono cresciuti e ci vivono tutt’ora fa di questa favola di Pagnona una possibile storia autobiografica generazionale.

Una novella ambientalista non-ideologica, che si muove attraverso simboli letterari: il ritorno alla terra, gli indiani e la guarigione sciamanica, il potere magico dei boschi. E dietro a questi simboli, sullo sfondo, Pagnona e i suoi di simboli: gli alpeggi: da Surnio a Gallino; il monte Legnone, la Torre, ma soprattutto e tutti, il dialetto. La scelta del dialetto di Pagnona utilizzato in veste letteraria ha richiesto un impegno di traduzione e ricontestualizzazione dei testi che ha coinvolto gli attori che li hanno riscritti e riadattati confrontandoli con anziani ed esperti; una vera impresa di filologia popolare.

Oltre al patrimonio naturalistico e forestale di Pagnona è tuttà l’Alta Valle a fare da scenario al racconto, da Milano a Pagnona, in treno e in pullman, attraversando la Provincia, per un viaggio realistico e fantastico tra luoghi e ricordi che si sovrappongono: i nostri e quelli del protagonista che torna a casa. Insomma, un lavoro di sperimentazione audio-visiva di gruppo, che ha ricevuto il patrocinio di tutte le istituzioni locali: Comune di Pagnona, ProLoco Pagnona, Comunità Montana Valsassina, ValVarrone, Val d’Esino e Riviera, Provincia di Lecco, che hanno riconosciuto il valore di questo progetto, frutto della sinergia di tutti noi e hanno deciso di aiutarci a promuoverlo. Per me questo è un grande risultato, a prescindere dalla prima che ci sarà a settembre, ed anche se può sembrare un pò scontato, so che è stata l’unione delle forze di tutti a fare di questo film un piccolo colossal indipendente".

 

Alcune immagini "dietro le quinte"

LA SCHEDA DEL FILM IN QUESTO ARTICOLO DI VN:

 

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